Assaggi vini della Valtellina: mai così bene questo “Piccolo Grande Territorio”3 min read

Un consiglio per gli sciatori: chi di voi per le festività natalizie  andrà a sciare a Bormio o a Livigno non perda l’occasione per visitare qualche cantina valtellinese. Se proprio sarete dediti solo allo sci, a pranzo o a cena godetevi una bella bottiglia di Sassella o Inferno (tanto per fare due nomi) e sicuramente le vostre vacanze miglioreranno.

Naturalmente l’invito vale anche per tutti quelli che restano a casa, perché i risultati degli assaggi dei vini della Valtellina che pubblichiamo oggi sono estremamente, estremamente positivi.

Non solo quasi il 70% dei vini (67%) ha ottenuto 3 o più stelle, ma è il modo in cui questo risultato è arrivato che ci soddisfatto: praticamente spalmato su tanti produttori, magari piccole realtà, coprendo inoltre un arco temporale che parte dal 2006 e arriva sino al 2015.

Ma andiamo con ordine: il nebbiolo in Valtellina è coltivato in quelle terrazze incredibili che oramai tutti conoscono, con vigneti abbarbicati alla montagna e esposti a sud per non perdere ogni possibile raggio di sole.

Anche se non ne perdono uno i nebbioli in questa zona non possono avere la potenza di quelli langaroli: sopperiscono però con una finezza espressiva, una freschezza strutturale che li rende praticamente unici.

Nel passato, anche recente, queste particolarità venivano inficiate da incertezze enologiche che oggi, possiamo affermare con certezza, sono praticamente scomparse.

Oggi la Valtellina, dove convivono alcune grosse realtà accanto a tanti piccoli produttori (parecchi dei quali giovani) è oramai alla pari di qualsiasi altra zona blasonata d’Italia.

Questo sia con i vini giovani, giocati sui profumi del nebbiolo e su una stuzzicante freschezza che gli permette un moderato invecchiamento, sia nei vini più importanti (lasciando da parte lo Sforzato, di cui parleremo in seguito) dove una profondità olfattiva da nebbiolo di vaglia si sposa a un nerbo e a una potenza quasi impensabile, specie in annate fresche come 2014 e 2013. Queste caratteristiche li rendono austeri, lineari ma complessi, ma adatti ad essere goduti pienamente almeno a 4-5 anni dalla vendemmia. Questa ritrosia nell’esprimersi, tipica dei nebbioli anche non di montagna, ha il vantaggio di una serbevolezza incredibile, con vini che possono maturare per molti e molti anni.

UN altro fattore importante della nostra degustazione è quello d’aver trovato ottimi vini da annate molto diverse, come quelle che si sono succedute dal 2011 al 2015: questo vuol dire che la mano in campagna e in cantina è esperta e duttile e soprattutto siamo di fronte ad un innalzamento della qualità generale che crediamo passi attraverso una condivisione dei problemi e delle soluzioni tra giovani produttori.

Forse il punto più controverso del nostro assaggio sono stati gli Sforzato: non perché non siano buoni ma perché raccontano molto meno il territorio di un Valgella o di un Grumello o semplicemente di un Valtellina Superiore. L’appassimento, fondamentale in passato per raggiungere una gradazione ed un corpo di livello, ha perso importanza mano a mano che sono migliorate le tecniche agronomiche ed enologiche e oggi rischia di confinare questo vino in un limbo dove il prezzo da una parte e la concorrenza di vini simili come l’Amarone dall’altra, potrebbero svilirlo e farlo diventare solo un “vino da turisti”.

Ripetiamo che, come potrete vedere dai risultati degli assaggi, gli Sforzati non hanno sfigurato, ma non riescono a dare (magari a causa anche della giovinezza) quelle sensazioni e vibrazioni che gli altri vini valtellinesi dispensano a man bassa.

Complimenti a questo “Piccolo Grande Territorio”

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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