Guida vini. Vernaccia di San Gimignano: un buon risultato grazie alla rotondamente concreta annata 20223 min read

Un vecchio adagio recita che il tempo è galantuono e per la Vernaccia di San Gimignano 2022 anche pochi mesi, quelli passati dall’anteprima di febbraio,  hanno reso giustizia a un vino che a febbraio era un brutto anatroccolo e invece a giugno è diventato un cigno bianco e, in diversi casi, anche un  bel cigno.

La grande differenza è naturalmente nell’apertura della gamma aromatiche, adesso sicuramente a buoni livelli, anche se sono convinto che le Vernaccia di San Gimignano 2022 daranno il meglio di sé a partire da ottobre/novembre prossimo. Magari potrebbe essere interessante riassaggiarle tutte alla prossima anteprima o magari in un evento ad hoc, per far capire alla stampa quanto possa voler dire un anno in bottiglia per questo vino.

Vino che non ha mai avuto eclatanti gamme aromatiche e che adesso sta trasversalmente attraversando “il periodo agrumato”, quello cioè di aromi che riportano al pompelmo o al melone e che derivano principalmente dall’utilizzo combinato di lieviti selezionati, nutrimenti di lieviti e basse temperature di fermentazione. Sono aromi che di solito svaniscono dopo qualche mese, sostituiti da altri, ma che nei mesi estivi sono ancora ben presenti e riconoscibili. Indubbiamente piacevoli ma il rischio (anzi la quasi certezza) di fare vini simili dalle Alpi al Lilibeo è piuttosto concreto.

Ma smettiamola di fare il Grillo Parlante e vediamo meglio l’annata 2022, calda e siccitosa, che però non sembra aver inciso moltissimo sui vini, che non hanno certamente grandi acidità ma mantengono una buona sapidità e anche una piacevole rotondità. Messe assieme queste caratteristiche portano a vini già abbastanza pronti, di buona piacevolezza e discreto corpo. Forse non dureranno per molti anni ma sicuramente il range di gradimento perfetto, il periodo in cui le Vernaccia “base” daranno il meglio di sé,  parte da fine 2023 e arriva tranquillamente al 2027.

Questo perché è ormai chiaro che, lavorando e vinificando con maggiore attenzione, questo vino è migliorato non poco e oggi non può accontentarsi di essere un prodotto venduto ai turisti più o meno attenti , ma deve puntare a longevità e mercati che 10 anni fa erano inimmaginabili.

L’allargamento nei nostri assaggi della fascia di vini con punteggi interessanti (sopra alle 3 stelle) ne è la conferma e con un ottimo 67% di vini sopra a questa soglia la sicurezza per il consumatore di “cascare bene” è quasi garantita. Se ci mettiamo poi anche i ben 10 Vini Top, tra annata e riserva, siamo di fronte ad un risultato indubbiamente importante.

A proposito di Riserva, anche se sono sempre abbastanza convinto che l’uso del legno per la Vernaccia di San Gimignano dovrebbe essere regolato da un’apposita legge molto restrittiva, devo ammettere che piano piano un buon numero di vini di questa tipologia ne usano sempre meno oppure sempre meglio e i risultati si vedono. Il migliore vino dei nostri assaggi è una Riserva e questo è sicuramente, almeno per noi, un fatto sorprendente.

Per quanto riguarda le selezioni 2021 entrate in commercio quest’anno si conferma la tendenza dell’annata a dare, in generale, vini freschi ma non molto imponenti, che forse hanno ancora bisogno di tempo per distendere al  meglio le loro fini caratteristiche. In questo è molto diversa dalla 2022, che punta più sulla concreta rotondità e su nasi più ampi e maturi.

Insomma, sono convinto che se assaggerete qualcuno dei nostri Vini Top, annata o Riserva, rimarrete molto sorpresi da questa “Regina bianca” (così la definisce il consorzio) che nasce in mezzo a tanti blasonati vini rossi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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