Assaggi Bolgheri Superiore 2018 e Rosso 2019: attenti ai particolari!3 min read

Mai come quest’anno abbiamo avuto così tanti Bolgheri in degustazione, quasi 90 tra Rosso e Superiore e questo ci ha fatto molto piacere: segno di una denominazione che cresce.

In campo l’annata 2018 per i Superiore e la 2019 per i Rosso.

Indubbiamente la vendemmia 2018 è risultata di livello alto per Bolgheri, soprattutto per l’interpretazione data ai vini dai produttori, che sono riusciti a creare equilibrio e eleganza tannica in una vendemmia che non può essere contrassegnabile con il termine “fresca”.

Sarà che il tempo insegna a gestire meglio il vigneto sotto stress, sarà l’aumento generalizzato nei Superiore del cabernet franc che, in queste zone apporta freschezza e dinamicità, sarà l’utilizzo più consapevole dei legni ma alla fine il risultato è una vendemmia (quasi) da incorniciare.

Lo avevamo visto lo scorso anno con i Bolgheri Rosso e quest’anno abbiamo avuto la conferma, anche se questa conferma è arrivata attraverso una discreta “rivoluzione” dei risultati finali che hanno visto, accanto alle solite conferme, emergere aziende che in passato non erano mai state così convincenti.

Forse sarà un’idea campata in aria ma ci sembra che, mano  a mano che il vigneto Bolgheri diventa più vecchio e la zona è sempre più studiata, le grandi differenze le fanno e le faranno i piccoli/grandi particolari.

Bolgheri, a parte la vigna storica del Sassicaia e poco più, è una denominazione che va dai 30 ai 130 metri sul mare. A queste “altezze” la temperatura esterna conta, però alla fine dei salmi pesa meno della gestione idrica e della più o meno importante inversione termica. In un territorio “schiacciato” come quello di Bolgheri le differenze vengono fatte dal viticoltore che riesce a comprendere al meglio questi fenomeni e a gestirli in vigna. Forse anche per questo si vedono miglioramenti qualitativi in diverse realtà anche non recentissime, perché oggi a Bolgheri la differenza vera la fanno e la faranno, oltre ai terreni, l’utilizzo della tecnica per comprendere clima e microclima, nonché la sensibilità e la voglia di mettersi in discussione del produttore.

Un’altra dimostrazione di quanto detto ci viene dalla vendemmia 2019, completamente diversa dalla 2018 e che andava gestita in maniera molto diversa.  Grazie ai dati di un giovane tecnico, Giacomo Bianchi (che ringraziamo!) ,abbiamo visto che questa vendemmia è stata la più “piovosa” (forse sarebbe meglio dire meno siccitosa) dal 2015 e quindi potrebbe essere catalogata quasi come annata “fresca”.

In realtà è stata anche bella calda e, come in altre zone della Toscana, alla fine si sono avuti ottimi risultati per la qualità delle uve in vendemmia. Questo però ha spinto diversi produttori verso estrazioni maggiori, portando così i vini giovani ad una certa pesantezza e ad un ritardo di prontezza. Non per niente erano anni che non sentivamo tanta marca di legno nei Bolgheri Rosso e anche questo non ha deposto a favore dei risultati finali. Insomma i 2019 in diversi casi sono dei “piccoli Superiore” e quindi hanno bisogno di più tempo per esprimersi. Questo però non depone a favore della loro piacevolezza e della dinamicità di questa tipologia che, non ce lo scordiamo, è fatta per essere bevuta e goduta giovane.

Speriamo che il prossimo anno i Superiore mostrino un carattere meno “mastodontico” e una dinamicità maggiore anche se da pesi massimi, come la tipologia richiede.

In chiusura vogliamo ringraziare il Consorzio Bolgheri e Bolgheri Sassicaia per  l’aiuto che ogni anno ci dà e che ci permette di degustare nelle migliori condizioni possibili.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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