L’Anteprima delle Colline Teramane è molto particolare, perché, come già osservato da Andrea Donà nel 2022, le annate in degustazione il 2 marzo scorso nella Sala Ipogea a Teramo hanno spaziato su ben sei vendemmie.
Il presidente del Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane, Enrico Cerulli Irelli, ha introdotto la stampa a questa singolarità dei 38 campioni in assaggio, spiegando il criterio assegnato alle cantine per selezionare i vini in degustazione: annate non ancora presenti sul mercato. La curiosità allora è scattata, perché le annate dei 38 vini erano dal 2021 al 2016.
Parlando con Cerulli e più produttori, è emerso un profilo esatto, non tanto dei vini che popolano gli scaffali con stili differenti, bensì del profilo di un vitigno, il Montepulciano delle Colline Teramane.
Anima da Riserva, corpo imponente
“La sotto zona della Colline Teramane è nata per identificare una vino destinato ad essere una Riserva del Montepulciano d’Abruzzo, basato su un clone del vitigno, l’R7, originario di queste zone” ci ha spiegato Guido Strappelli, produttore consorziato. Eppure scorrendo la lista dei vini in degustazione nella Sala Ipogea, impossibile non accendere l’occhio di bue su quelli con meno di tre anni (tempo previsto dal disciplinare per la tipologia Riserva) e accorgersi che sono solo tre.
Altro punto singolare: una delle differenze tra la DOC Montepulciano d’Abruzzo e la DOCG Colline Teramane è l’uvaggio. Il primo prevede almeno l’85% di montepulciano e fino al 15% di altri vitigni a bacca rossa non aromatici; il secondo almeno il 90% di montepulciano e fino al 10% di sangiovese. Sangiovese snobbato dalla maggior parte dei produttori per cui il rosso DOCG delle Colline Teramane è per lo più 100% montepulciano. Questo sangiovese in disciplinare ci ha incuriosito, poiché si somma per tannino e freschezza al montepulciano. Il presidente ci ha spoilerato delle possibili future modifiche a questo 10%, cosa che comunque non sembra interessare i produttori con cui abbiamo parlato, per cui o è 100% montepulciano o niente. Risposta rigorosa non solo da parte di aziende di medie dimensioni come Monti (7 ettari) o Strappelli (14 ettari) ma anche di San Lorenzo con circa 100 ettari solo sulle Colline Teramane.
I teramani non hanno fretta di vendervi il vino
Le voci dei produttori ci hanno colpito per unanimità di idee: il Montepulciano d’Abruzzo DOCG Colline Teramane ha bisogno di tempo.
E questo gli assaggi lo hanno confermato: partiti da alcuni 2021 caratterizzati da ruvidezza e nota amara in bocca, solo i vini levigati dal tempo (e dal legno utilizzato senza eccessi) riescono a non farsi travolgere dal profilo verace del vitigno. Alla domanda, come mai tante annate diverse (tutte annate comunque uscite dalla cantina solo per noi, con alcuni campioni di vasca), ci è stato risposto che finché il vino non è pronto non esce. E quando è pronto? Dipende. Non ci sono mezze misure su questa affermazione, perché il montepulciano precoce non solo ha meno complessità, ma è proprio difficile da bere. Da notare che la nota amaricante non è mai sparita nemmeno nei 2016, ma si è evoluto in quel piacevole richiamo al sorso successivo.
Uva compatta, vino robusto
38 vini con in comune poche cose se non il carattere rude, ci hanno fatto concludere che a monte, oltre al clone R7 che ha un grappolo bello compatto R7 con buccia spessa ci fossero anche vinificazioni forse troppo estrattive. Morale della storia, non possiamo esprimerci sulla cifra stilistica di queste 6 annate ma questo vitigno robusto, rispettato dai suoi produttori a costo di non incassare a breve dalla sua vinificazione, ci ha colpiti. Il progetto corale del Consorzio è work in progress, e prima di avere tutte le annate in anteprima allineate ci vorrà qualche tempo.
A proposito di sfuso e assaggi
Il collega Andrea Donà nel 2022 aveva messo in luce l’argomento sfuso della zona. Noi non lo abbiamo riaffrontato con vigore, ma ci siamo imbattuti con i Bag in Tube della Cantina Monti, che vi segnaliamo come metodo di confezionamento per il suo appeal estetico, a differenza del bag in box.
Un modo di consumare vino in modo sostenibile che piace non solo agli aficionados locali, ma anche dei mercati nord europei.
Non possiamo non elargirvi una chicca storica della cantina Monti, che oltre a mostrarci, grazie alla signora Emilia, etichettatrice, riempitrice e monta scatole anni ‘60, ci ha raccontato che un signor Riccardo Cotarella ancora sconosciuto è stato il suo enologo ai primordi. In conclusione la sensazione è che l’R7 dia il meglio di sé solo col tempo, e che Colline Teramane merita di riprendersi il titolo originale di Riserva per raccontare la sua identità senza tentennamenti.
Nel frattempo, vi diciamo che nei vini della zona di Roseto abbiamo trovato una costante salina ed elegante e vi riportiamo qualche etichetta per approcciare R7 aka Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG.
Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG 2020 Strappelli
Il tannino mordente è stato domato grazie a un blend di diversi vigneti. Al naso amarena sotto spirito, note eteree, fresco equilibrato e una nota fumosa che abbiamo ritrovato anche in altri vini aziendali. Il vino fa solo acciaio, anzi, i vini, essendo vinificati separatamente. Suadente la nota di zucchero filato.
Pignotto 2015 e 2011 Cantina Monti – Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG
Le mettiamo insieme queste due annate perché ci ha colpito che il 2011 regali un profilo fruttato più ammiccante del 2015, e la signora Emilia ci ha confidato che con questo vitigno accadono anche queste cose.
2015 – tannino, frutta rossa croccante, balsamico con note di cola e liquirizia.
2011 – frutta rossa sotto spirito, timo, balsamico, tannino che accompagna il sorso senza spigoli, fresco, in perfetta forma dopo 12 anni.
Mazzarosa 2020 – Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo DOCG
Una lieve astringenza giovanile come da copione, ma con un equilibrio e un profilo di erbe officinali che lo rendono stimolante. Solo acciaio per 1 anno a cui seguono almeno 6 mesi di bottiglia.