Amaracmand, una nuova cantina dove “fare i bravi”.3 min read

Anche l’Accademia della Crusca autorizza la forma “mi raccomando”,  figurarsi noi romagnoli che addirittura attacchiamo il pronome personale al verbo riuscendo così a ricavarne una parola unica, quel “amaracmand” parente stretta della più nota “amarcord”.

Non avrei mai sospettato che questa parola di uso comunissimo fosse presa dal  Marco Vianello per dare il nome alla sua nuova azienda vitivinicola, che si trova a Sorrivoli nelle colline più alte del Cesenate. Che poi del tutto nuova non sarebbe perché esisteva da tempo con il nome di La Centenara, ma la terribile nevicata del 2012 aveva messo in seria difficoltà l’allora proprietario, già oberato da debiti precedenti. È a questo punto che entra in ballo Marco: acquistando la cantina e i vigneti evitò che tutta la proprietà andasse all’asta e permise al vecchio proprietario di salvare la casa, e a lui di iniziare una nuova avventura.

Marco Vianello con la moglie

Come spesso accade il nome della cantina ha una genesi familiare che in questo caso si rifà alle esortazioni della nonna di Marco. Amaracmand infatti è spesso seguita da …fa il bravo, eh!

Ai 6 ettari iniziali se ne sono poi aggiunti altri 8 e un vecchio rudere che dovrà essere recuperato e adibito a sala degustazione e accoglienza, sempre che l’asfissiante burocrazia lo permetterà prima della fine di questo millennio. Nel frattempo, la nuova cantina è stata realizzata da Fiorenzo Valbonesi, architetto esperto in progettazione di cantine, e i primi vini hanno visto la luce nel 2021 grazie al lavoro dell’enologo Maurilio Chioccia e dell’agronomo Prof. Paliotti dell’Università di Perugia.

I terreni su cui crescono le vigne, composti da stratificazioni di sabbia, argilla e sedimenti di roccia di tufo, sono da sempre stati adibiti all’agricoltura e alla viticoltura, ben esposti al sole e circondati dai boschi. Tra i vigneti vanno menzionati due vecchi biotipi: uno di sangiovese adatto alla coltivazione ad alberello e risalente agli anni ’60 da cui sono state ricavate le marze che andranno a rimpolpare i futuri vigneti e uno di albana lunga.

Sulla cura dei vigneti, dei terreni circostanti e del riuso, Amaracmand investe molte risorse; dalla sorveglianza e pulizia dei fossi di guardia al riutilizzo dei raspi per consolidare il terreno e al completo recupero delle acque piovane che vengono fitodepurate. La cantina di vinificazione è moderna, tecnologicamente molto avanzata e autonoma dal punto di vista energetico.

Detto questo veniamo ai vini che ho assaggiato per la prima volta grazie all’invito della collega e amica Maddalena Mazzeschi che si occupa della loro comunicazione.

 MADAME TITI’, uno spumante Brut nature metodo charmat lungo realizzato con 85% di bombino bianco e saldo di grechetto, albana e trebbiano. Brioso e giovanile, di beva gradevole con spuma generosa e morbida.

IMPERFETTO 2022, da uve sangiovese, macerazione breve cui segue maturazione parte in acciaio e parte in tonneaux. Senza dubbio un rosso ben fatto, moderatamente colorato (questo fatto ci piace), frutto vivace e tannini sotto controllo.

PERIMEA 2023, sempre da sangiovese, con utilizzo parziale del grappolo intero e macerazione più lunga del fratello che gli dona un punto in più di colore e un profilo di bocca più verde dove il frutto è ancora aspro e i tannini graffianti. Peccati di gioventù, al momento compensati da un naso notevolmente pulito ed espressivo.

All’inizio sono rimasto sorpreso dal fatto che i due rossi fossero imbottigliati come IGT Rubicone avendo a disposizione una doc Romagna. La cosa mi è stata spiegata portando motivazioni che vanno dallo storico al musicale, valicando i confini e arrivando sino alla lingua inglese: insomma un discorso un po’ lungo da fare ma se andate in azienda ve lo spiegano di sicuro.

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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