Alla tavola di Manuela3 min read

Con questo racconto del Granocchiaio inauguriamo una nuova rubrica dal titolo “Alla mi’ mamma le stelle Michelin gli fanno un baffo”. Si accetteranno altri corposi contributi (alias racconti di cene o pranzi meravigliosi fatti rigorosamente in casa) da parte dei lettori e soprattutto dei collaboratori sperando, qualche volta, di essere invitati.

Iersera lumache!

Sono loro, quelle della scuola di mamma Adua, e questo è tutto dire.

Senza ingredienti superflui piuttosto dannosi quali: soffritti con cipolla, carota e sedano, salsiccia, rigatino o lardo, e similari. Tutti inquinanti destinati a coprire e snaturare il gusto verace, diretto e genuino delle lumache.

Si presentano con una salsa tendente allo scuro, un profumo intensissimo e caratteristico.

Non c’è alimento da mangiare prima o durante: tutto tenderebbe a velare e a distogliere dal sapore naturale della composizione.

Unici e indispensabili supporti: un buon pane toscano ed un ottimo vino.
Per il pane si dovrebbe trovare una lievitazione naturale e allora va bene, se non meglio, quello di un giorno. La mollica si è come ricomposta, stabilizzata.

Il vino ha da essere rosso, giovane, e di Sangiovese. Senza legno in modo che sia diretto come è il sapore del piatto.

Abbiamo scelto di mangiare di sera per evitare il troppo caldo, ma siamo a luglio e le temperature sono quelle che sono. Per questo ho avuto l’ardire di provare due diversi rosati, vini che potevo mettere ben freschi in tavola. La prima bottiglia è da dimenticare, anzi a metà l’abbiamo proprio abbandonata in mezzo alla strada. Dimenticato per amor di patria prodotto e provenienza. Il secondo, un rosato Salentino, era quello che proprio cercavo, fresco e sapido, senza gradazioni esagerate.

Io fortunatamente, come mia mamma, mangio lentamente. Molto lentamente. Questo mi da due vantaggi: gusto meglio il mangiare e poi, se è il caso, riesco a camuffare una porzione in più degli altri. Per la serie “mangi piano, si, ma duri tanto”, come diceva mio fratello Rodolfo.

Poi ad un certo punto mi sono fermato anch’io, lasciando nel tegame un po’ di lumache, giusto per non farmi dire “te le sei finite proprio tutte”. Cosa che mi fa arrossire.

A questo punto Manuela ha tirato fuori uno dei suoi dolcetti che fa regolarmente da sé.

Iersera, proprio a pipa di cocco, ci porta in tavola dei piccoli Flan con cuore caldo al cioccolato. Guarnizione di sottili fette e scorze di arancio e gelatina di arance amare. Quest’ultima opera del sottoscritto. Che dire? Perfetto.

Raffaello, mio fratello mi dice che non ha niente di speciale da abbinare. Gli chiedo cos’ha in frigo e mi dice “una Vodka, di quelle originali”. Apriamo sigillo e bottiglia alla benvenuta. Dopo qualche cucchiaino di stupendo cioccolato tiepido provo con la Vodka ghiacciata: perfetto. Mai pensato, mai provato, secondo me funziona e come.

Dopo? Manco il caffè, dalla paura che mi si sciupasse la bocca.

 

Voti.

Voto sull’esecuzione del piatto 97/100  
Voto alla cuoca 100/100
Voto sulla serata 101/100

 
Nome e indirizzo dell’osteria: a casa di mio fratello Raffaello (canaio in una squadra di cignalai), cucina sua moglie Manuela, figlia di Adua (valentissima cuoca montepescalina) ed Arturo (fantastico pescatore di acqua dolce).
Hanno partecipato alla cena, i proprietari, il sottoscritto, e la mia signora che quando c’è da dare una mano in questo senso ne da anche due. E Piera, il cane da cignali che vive in casa con loro.

Prezzo: cene così non hanno prezzo.

Indirizzo: per indicazione sulla possibilità di eventuale partecipazione recapitare al sottoscritto vini di ottima qualità o generi di conforto alimentare. Non è assicurata la partecipazione, ma la risposta si.
 

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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