Alcol ed incidenti stradali: ovvero un tragico “gianobifrontismo”.5 min read

Immaginiamoci per un attimo di vivere veramente in quello che Leibniz definiva “il migliore dei mondi possibili”. In questo mondo non esistono morti per incidenti stradali perchè tutti, giovani e meno giovani, stanno molto attenti a quanto ed a cosa bevono. Poi si mettono comunque al volante di auto che non possono superare strutturalmente i seri limiti di velocità imposti dalla legge. Molto spesso la domenica la televisione trasmette gare automobilistiche dove non vince il più veloce, ma quello che, in una serie di divertenti gimcane,  riesce a rispettare al meglio il codice della strada. Personaggi che fanno della velocità il loro credo e la loro attività non fanno notizia. Esistono comunque modelli di auto e di moto “fuorilegge”, che cioè possono raggiungere velocità nettamente superiori a quelle autorizzate: per guidarle c’è però bisogno di una patente speciale, praticamente dello stesso tipo di quelle usate, in stati particolarmente permissivi per poter acquistare cannoni, bazooka e comunque armi di particolare pericolosità.
Sono d’accordo con voi: nel migliore dei mondi possibili non dovrebbe esserci spazio per le armi…….e per le auto?
Andiamo con calma. Il mito della velocità ha sempre convissuto (al pari dell’uso di sostanze alcoliche) con l’uomo. Usare la velocità, puntare ad essere più veloci: queste sono molle che hanno permesso all’uomo di crescere, di evolversi e di crearsi un sistema di vita migliore. In un mondo che tende sempre più a velocizzarsi però che posto può avere un buon bicchiere di vino che, di natura, tende a far rallentare le funzioni fisiologiche, magari a vantaggio di quelle cerebrali. Il suo posto è quello dell’ospite sopportato, che non può essere messo alla porta, ma a cui si fa capire appena possibile, di togliere il disturbo.
In onore di tutti gli alcolisti pentiti esistenti al mondo e per non passare per un coglione ubriacone credo sia giusto sottolineare il fatto che fino ad ora ho cercato di inquadrare nei nostri due concetti, velocità ed alcol, il loro uso e non il loro abuso.
Sono fermamente convinto che oggi troppe persone abusano di alcol, come altrettante abusano di velocità e di mezzi per raggiungerla. Se nel primo caso però la società giustamente cerca di prevenire (poco) e di punire all’occorrenza, nel secondo si assiste all’esaltazione velocifera, alla sublimazione non solo di coloro che la raggiungono ma dei mezzi (alias auto, moto, aerei) che servono per ottenerla. Se chi abusa d’alcol è visto (giustamente ripeto) come un ubriacone ed un potenziale pericolo, chi abusa di velocità è visto come un eroe, un esempio da seguire. Ora riportiamo tutto questo nella vita di ogni giorno. Io, il signor Rossi di turno, ho avuto dalla società questi due macroinsegnamenti. Abusare dell’alcol (bere troppo) è un male ma abusare dell’auto o della moto (cioè andare veloci) è bello, liberatorio, ti fa sentire bene e (in un mondo maschilista non guasta mai) ti fa anche rimorchiare. Per questo ho conoscenza superficiale del nemico (l’alcol) ma grande cognizioni e notevole destrezza nell’uso di quello che ho sempre visto come un amico. Quindi se cedo  al nemico che conosco poco, ubriacandomi, sono sicuro di trovare conforto e sicurezza dall’amico, auto o moto che sia. Qui sta il nocciolo di questo tragico problema, che porta alle morti del sabato sera e, permettetemi, a quelle di tutti i giorni sulle strade. Diverse nazioni vogliono che sulle bottiglie di vino vi sia scritto “pericoloso per la salute” ma non conosco uno stato che faccia scrivere sulle auto o sulle moto “Guidare questo mezzo è comunque pericoloso”. In Italia e credo anche nella stragrande maggioranza degli altri paesi  non esistono modelli di auto o moto che escano dalla fabbrica in regola con i limiti di velocità imposti dal codice della strada.  Sarebbe come se il porto d’armi (per chi è favorevole alle armi) ti permettesse di comprare anche bazooka, missili terra-aria, mitragliatrici e quant’altro.
Ma da quest’orecchio sembra non sentirci nessuno. I media e la società danno la colpa solo all’abuso d’alcol, senza mai considerare il fatto dell’abuso di velocità. Ma, se permettete, io non ho visto un ubriaco che si addormenta sulla seggiola di un ristorante uccidere qualcuno (se non, forse, se stesso). Mentre ogni giorno centinaia di persone perfettamente sobrie si schiantano contro muri, altre auto, volano da viadotti, etc. Questo perchè, in definitiva, abusano di un mezzo o stanno dando troppa fiducia a quello che ritengono, a torto, un amico.
Mi sembra evidente che il vero ed unico modo per salvare la vita di molte persone non è solo quello di educare o costringere a moderare l’uso di alcolici ma di fare la stessa cosa con le “sorgenti di velocità”.
Quindi si dovrebbe far entrare in commercio solo macchine con meccaniche adeguate per non poter superare i limiti di velocità (tipo i cinquantini…….. prima che vengano truccati) scriverci sopra a lettere cubitali che il loro uso è pericoloso per la salute, sospendere per sempre tutte le gare di auto e moto, disincentivare in tutti i modi l’uso di mezzi con ogni numero di ruote.
“Ma questo è assurdo e impossibile!” direte voi. In effetti nessuno potrebbe riuscire in un simile compito. La stessa economia mondiale non lo permetterebbe. Questo però non vuol dire che non sarebbe giusto farlo. Non più stragi del sabato sera, ma anche in ogni altro giorno della settimana….. 
Mettiamola così: il problema dell’abuso di alcol alla guida è come un terribile Giano Bifronte, di cui però si vuole vedere e combattere solo una faccia, l’alcol. L’altra (molto più pericolosa……) è all’opposto vista come un caro amico e soprattutto come insostituibile fonte di guadagno. Ma Giano non può morire solo dandogli qualche pugno. Bisognerebbe tagliargli la testa…..con entrambe le facce: tutto il resto sono palliativi, spesso molto ipocriti.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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