Alcol e tolleranza zero: serve una Lobby!3 min read

Il convegno “Tolleranza Zero: il vino è il male assoluto?” che si è svolto a Novi Ligure lunedì 2 marzo  è servito per farmi un’idea più chiara su questo scottante tema. Da diversi intervenuti, volenti o nolenti,  sono venute delle indicazioni importanti. Intanto dall’ onorevole Mario Lovelli della commissione trasporti della camera  siamo riusciti a sapere (è proprio il caso di dirlo, visto che la comunicazione è arrivata dopo 15 minuti di “introduzione”) che il progetto definitivo, partorito dalla commissione prevederà Tolleranza Zero per i giovani dai 18 ai 21 anni di età e per i primi 3 anni comunque per i neo patentati. Il resto rimarrà invariato.

Mentre aspettavamo questi 3 dati abbiamo anche saputo (di passaggio) che la legge sul codice della strada, nata nel 2002, ha subito da allora quasi 50 modifiche.  Alla faccia della chiarezza legislativa!

Questa chiarezza purtroppo si è declinata anche su altre sponde: in primo luogo sul mondo dei produttori che ancora non hanno la minima intenzione di unirsi per intraprendere iniziative comuni.  I vari osservatori, associazioni, enti ( per tutti era presente il Senatore Zanoletti Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle proprietà salutistiche del  vino) per adesso mostrano pie intenzioni ma non hanno nemmeno un briciolo del potere che servirebbe per incidere realmente. 

Potere invece potrebbe arrivare da dove meno ci si aspetta, dalla rete. Tra i presenti c’era infatti Alberto De Filippi,  ideatore del primo gruppo Facebook su alcool, patente e tolleranza zero, che  in due giorni ha avuto 60.000 adesioni ed in due mesi oltre 200.000. Non per niente è stato subito contattato dal Presidente della Commissione Trasporti e da altri politici, per cercare di “tirarlo” dalla loro parte. Ma vi rendete conto! In pochi giorni un ragazzo di 25 anni, grazie alle sue idee chiare ed a internet, è riuscito a “consociare”, su un tema che gli stessi produttori di vino toccano con le molle, un numero enorme di persone. In sua presenza, con i nostri numeri di lettori (che non sono male…) mi sono sentito un pigmeo di fronte a giganti di un altro pianeta.

Ma da iniziative come queste non si può che imparare: dovrebbero farlo in primis i produttori, divenendo consapevoli che solo agendo tutti assieme e su grandi numeri si riuscirà ad ottenere qualcosa. Occorrerebbe creare una vera e propria lobby , senza dargli i significati negativi che in Italia la parola porta con se. Una Lobby del mondo del vino, per parlare di un progetto culturale che faccia recuperare al nostro amato prodotto quella posizione e quelle valenze che aveva sino a pochi anni fa. Il moderno sviluppo enologico e la sua comunicazione hanno purtroppo fatto un grosso errore di prospettiva: presentando il vino come prodotto di nicchia, gli hanno tolto di fatto quelle connotazioni “agricolo-familiari” che aveva fino alla fine degli anni sessanta. Piano piano gli italiani non hanno più visto il vino come “un amico di famiglia” sempre presente sulle tavole, ma come un qualcosa di quasi superfluo ed il superfluo, si sa, viene eliminato per primo nei momenti di crisi. Inoltre un superfluo di cui si dice che può fare male ed a cui vengono addossate colpe che invece (mondo dell’auto mi senti?????????) andrebbero se non altro condivise, rischia di scomparire o di ridimensionarsi brutalmente.
Basteranno pochi altri incidenti del tipo “alcol e morti” per far passare sotto silenzio il fatto che nel 2008 gli incidenti stradali sono diminuiti del 10% e portare alcuni politici occhiuti e senza scrupoli ad attaccare il nostro piccolo mondo,  frantumandolo a colpi di palloncini e regole sempre più restrittive. Vogliamo questo?

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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