Al bambino fai sapere che esistono cacio e pere4 min read

Il buon mangiare dei nonni aveva colore, calore e spessore.
Cotture lente e amorose, mai fatte per mostrare, ma per essere.
Il gusto dei bimbi si educa dandogli le stesse cose egli adulti.
Se sono così educati è facile distoglierli dalle lusinghe dei Mc Donald’s

(il Granocchiaio)

Una delle frasi meno banali, anche se all’apparenza pare il contrario, è: “Dimmi come mangi e ti dirò chi sei”.

Ho riscontrato mille volte quanto sia vera questa asserzione.

Giovane direttore di un’azienda agricola che voleva assumere un enologo invitai il candidato a pranzo presso la casa dei proprietari. Con l’aiuto della valente massaia fu offerto il solito menù che comprendeva tagliatelle all’uovo fatte in casa e poi la specialità della casa, cioè il piccione arrosto. L’azienda produceva uno dei migliori piccioni che si potessero trovare sul mercato.

Quando arrivammo a servirlo però l’ospite s’impietrì e chiese se poteva mangiare qualcos’altro perché lui non mangiava piccione. Ma per scusarsi disse che non mangiava altra carne che la fettina all’olio. Un rapido sguardo con il proprietario e chiamata la cuoca fu preparata la provvidenziale “fettina all’olio” come richiesto dal nostro. Tutto felice e rinfrancato ci spiegò poi che lui mangiava veramente solo la fettina, possibilmente bassa e soprattutto ben cotta!

Il proprietario mi chiese poi in privato quale fosse la mia impressione sul candidato. Risposi che non avevo elementi per giudicare la sua tecnica, ma dopo averlo visto a tavola.. uno che mangiava preferibilmente fettina dura e sottile e non si sognava nemmeno di mangiare altre carni difficilmente poteva avere poi delle fantasie per pensare a come fare dei vini. Il proprietario sorrise e mi disse che anche lui la pensava come me.

 

Quanti ragazzi ho scoperto essere stati svezzati a fettine e patatine fritte!

Una mia cugina era disperata e mi disse che non riusciva a far mangiare qualcosa di diverso a suo figlio. Capitò che questo ragazzo venisse a pranzo a casa mia, dove pranzò con le sue cugine. Arrivato al secondo si vide arrivare in tavola dei profumati quanto sospetti bocconi di carne. Chissà perché mi chiese: “Ma non sarà mica fegato eh?” E io perfido “No, non ti preoccupare, sono fegatolli.” Poi vedendo che anche le cugine mangiavano con soddisfazione assaggiò e poi quasi divorò il suo fegatollo. Manco a dirlo fece il bis.

Prima che finisse il pranzo la cugina preoccupata chiamò al telefono per sapere se il su bimbo avesse o no mangiato. Io gli passai il telefono e sentii con gioia il ragazzo che entusiasta diceva: “Mamma ho mangiato benissimo, cosa? Ho mangiato i fegatolli, buonissimi! Due n’ho mangiati! Ma perché te non me le fai mai?”

Per esperienza diretta mia, delle figlie e dei nipoti sostengo che i bimbi devono avere lo stesso menu dei genitori. E questo fin dalla più tenera età. Io avrò anche esagerato ma alle mie bambine durante lo svezzamento facevo assaggiare in punta di lingua salsiccia e anche crostini con il latte di aringa. Assaggiare.

Quando iniziarono a mangiare la pastasciutta via via passavo nella pasta appena scolata degli spicchi d’aglio, giusto il tempo di rigirarla con l’olio ed il formaggio. Poi subito dopo, prima di servirla toglievo l’aglio. Rimaneva un vago sentore che non disturbava, ma anzi educava ad apprezzare.

Ai miei nipoti è successo qualcosa di simile, magari con sistemi meno drastici di quelli del nonno, ma vedere i miei nipotini non rifiutare di assaggiare cose nuove a tavola è per me una grande gioia.

Certo anche loro hanno subito il fascino dei Mc Donald’s: vuoi mettere la televisione e poi l’ambiente coloratissimo del locale con patatine e servizi giocosi? Non a caso, purtroppo, i compleanni dei bimbi vengono fatti sempre di più là, con una organizzazione di tutto punto.

Ma il rimedio a tanta concorrenza era già presente nell’ educazione alimentare ricevuta in casa loro e dei nonni.
I miei più grandi (9 e 7 anni) si sono presentati a me con un elenco di ingredienti e mi hanno detto “Nonno, vogliamo cucinare assieme a te un hamburger.” Siamo andati assieme a comprare gli ingredienti: carne, formaggio, verdure, pane e quant’altro.
Poi abbiamo cucinato assieme il tutto, mettendo come variante un piccolo uovo affrittellato sopra all’hamburger. E questo l’ha mandati in orbita dalla felicità.

Una volta fatto hanno mostrato con orgoglio ai genitori la loro realizzazione e hanno sentenziato: “Questo è anche meglio di quelli del Mc Donald’s!”

Roberto Tonini

Nato nella Maremma più profonda, diciamo pure in mezzo al padule ancora da bonificare, in una comunità ricca di personaggi, animali, erbe, fiori e frutti, vivendo come un piccolo animale, ho avuto però la fortuna di sviluppare più di altri olfatto e gusto. La curiosità che fortunatamente non mi ha mai abbandonato ha fatto il resto. Scoperti olio e vino in tenera età sono diventati i miei migliori compagni della vita. Anche il lavoro mi ha fatto incrociare quello che si può mangiare e bere. Scopro che mi piace raccontare le mie cose, così come a mio nonno. Carlo mi ha invitato a scrivere qualche ricordo che avesse a che fare con il mangiare ed il bere. Così sono entrato in questa fantastica brigata di persone che lo fanno con mestiere, infinita passione e ottimi risultati. 


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