Al 77° Congresso nazionale di Assoenologi in corso a Cagliari è stato conferito un premio alla memoria di Giacomo Tachis, ritirato dalla figlia Ilaria.

La cosa fa indubbiamente piacere ma mi porta alla memoria anche un fatto, avvenuto in verità molti anni fa e accaduto a Giulio Gambelli, l’altro personaggio che, assieme a Giacomo Tachis, ha portato in alto il vino toscano a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, praticamente l’alter ego di Tachis per molti anni. Nessuno può negare infatti che Tachis e Gambelli, persone molto diverse, siano stati comunque per molti anni le due colonne su cui è cresciuto il vino toscano.
Ma veniamo al fatto accennato sopra. La storia, non certo edificante, venne narrata da Luigi Veronelli e riguarda la consegna nel 2006 del Premio Veronelli di “Miglior Enologo alla carriera” a Giulio Gambelli, che venne “stoppato” da Giuseppe Martelli, a quel tempo direttore generale di Assoenologi. Pochi giorni prima la consegna del premio, Veronelli ricevette una lettera dove Martelli diceva che nel caso Giulio fosse stato il vincitore del Premio con quella dicitura, sarebbe stato costretto “ad attivare formale diffida legale per abuso del titolo”.
Naturalmente Giulio vinse il premio e Veronelli dovette sostituire la parola “enologo” con “winemaker”. Un azione, quella di Martelli, che per me si commenta da sola ma da allora le cose in Assoenologi sono cambiate e non poco: lo testimonia l’impegno nel Premio Nazionale Giulio Gambelli al fianco di ASET e le numerose attestazioni di stima a Giulio Gambelli di tanti enologi da ogni parte d’Italia.

A questo punto, mi domando, perché non conferire un premio alla memoria anche a Giulio Gambelli, che enologo non era ma che ha insegnato tanto a decine di enologi che oggi vanno per la maggiore?
Potrebbe essere una buona idea per il prossimo congresso nazionale di Assoenologi.