Al 77° congresso di Assoenologi riconoscimento alla memoria di Giacomo Tachis, ma perché non conferirne uno anche a Giulio Gambelli?2 min read

Al 77° Congresso nazionale di Assoenologi in corso a Cagliari è stato conferito un premio alla memoria di Giacomo Tachis, ritirato dalla figlia Ilaria.

La cosa fa indubbiamente piacere ma mi porta alla memoria anche un fatto, avvenuto in verità  molti anni fa e accaduto a Giulio Gambelli, l’altro personaggio che, assieme a Giacomo Tachis, ha portato in alto il vino toscano a partire dagli anni ’60 del secolo scorso, praticamente l’alter ego di Tachis per molti anni. Nessuno può negare infatti che Tachis e Gambelli, persone molto diverse, siano stati comunque per molti anni le due colonne su cui è cresciuto il vino toscano.

Ma veniamo al fatto accennato sopra. La storia, non certo edificante, venne narrata da Luigi Veronelli e riguarda la consegna nel 2006 del Premio Veronelli di “Miglior Enologo alla carriera” a Giulio Gambelli, che venne “stoppato” da Giuseppe Martelli, a quel tempo direttore generale di Assoenologi. Pochi giorni prima la consegna del premio, Veronelli ricevette una lettera dove Martelli diceva che nel caso Giulio fosse stato il vincitore del Premio con quella dicitura, sarebbe stato costretto “ad attivare formale diffida legale per abuso del titolo”.

Naturalmente Giulio vinse il premio e Veronelli dovette sostituire la parola “enologo” con “winemaker”. Un azione, quella di Martelli, che per me si commenta da sola ma da allora le cose in Assoenologi sono cambiate e non poco: lo testimonia l’impegno nel Premio Nazionale Giulio Gambelli al fianco di ASET e le numerose attestazioni di stima a Giulio Gambelli di tanti enologi da ogni parte d’Italia.

A questo punto, mi domando, perché non conferire un premio alla memoria anche a Giulio Gambelli, che enologo non era ma che ha insegnato tanto a decine di enologi che oggi vanno per la maggiore?

Potrebbe essere una buona idea per il prossimo congresso nazionale di Assoenologi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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