Ad un enologo toscano il premio Giulio Gambelli3 min read

Ecco il comunicato stampa con cui ASET annuncia il vincitore del Premio Giulio Gambelli .

 

 

Va a Sebastian Nasello il Premio Giulio Gambelli 2016, riconoscimento creato nel 2012 da ASET (Associazione Stampa Enogastroagroalimentare Toscana – www.asettoscana.it) ed IGP (blog network  “I Giovani Promettenti”) che premia l’enologo under 35 il cui lavoro abbia saputo incarnare l’idea di vino del grande maestro del Sangiovese: rispetto ed esaltazione delle tipicità di ogni singolo vitigno, delle caratteristiche del territorio e delle peculiarità dell’annata.

 

La cerimonia di premiazione si è svolta ieri, martedì 16 febbraio all’Hotel Villa San Paolo di San Gimignano (SI), nell’ambito dell’Anteprima della Vernaccia di San Gimignano. Nasello, risultato primo dopo la degustazione alla cieca dei vini dei 19 finalisti, ha interrotto un “dominio” che nelle prime tre edizioni aveva visto trionfare sempre enologi piemontesi.

 

Classe 1987, dopo la laurea in enologia a Pisa, Sebastian arriva nel 2009 a Montalcino, con cui stabilisce da subito un legame forte che dura tuttora. Dopo una breve esperienza a Castelgiocondo, seguita da due anni e mezzo come enologo interno a San Filippo, del 2012 è lo sbarco a Podere Le Ripi di Francesco Illy (dove oggi è anche amministratore delegato): è qui che si afferma, dando vita ad un rapporto umano e professionale giovane ma già ricco di riconoscimenti. “Sono molto felice, anche se non amo troppo la mediaticità. Preferisco che siano i miei vini a parlare. Sono contento di poter restituire qualcosa ad un territorio che mi ha dato tutto”, ha dichiarato il vincitore. “Ci tengo però a sottolineare che questo premio non sarebbe stato possibile se non avessi avuto la fortuna di lavorare in un’azienda speciale, dove un grande proprietario, un bel team e vigneti al posto giusto mi permettono di lavorare ad alto livello: voglio condividere questo momento con loro”.

 

La mia idea di vino? Dopo un approccio orientato su altri aspetti, ho scoperto il piacere della semplicità proprio quando sono arrivato a Podere Le Ripi. Credo che un vino debba essere essenziale, diretto, territoriale e con meno artefizi possibili. Purtroppo, per ragioni anagrafiche, non ho avuto la fortuna di assaggiare i vini di Gambelli se non a distanza di diversi anni dalla vendemmia: di essi mi ha colpito proprio la semplicità e la capacità di raccontare il territorio, di esserne l’espressione, e questa è stata una grande ispirazione professionale”.

 

Oltre alla targa, grazie al contributo di alcune delle aziende di cui Giulio Gambelli è stato amico e consulente (Fattoria di Rodano, Il Colle, Montevertine, Poggio di Sotto, San Donatino, Tenuta di Bibbiano e Tenuta Ormanni) a Nasello è andato anche un assegno da 1500 euro.

 

“Siamo soddisfatti di quest’edizione – dice il presidente di Aset e membro IGP, Stefano Tesi – che ha riscosso grande interesse sia mediatico che di partecipazione, dopo l’innovazione che ha aperto ai giovani enologi la possibilità di autocandidarsi. Ora la sfida continua: il nostro scopo resta di tenere viva la memoria di Gambelli e del suo lascito professionale. Con il 2016 si è chiuso il “ciclo” dei quattro consorzi-partner (Chianti Classico, Nobile, Brunello e Vernaccia) che hanno ospitato le diverse edizioni, quindi per la prossima si torna nella terra del Gallo Nero. Stiamo infatti già lavorando al premio del 2107, che come sempre verrà presentato al prossimo Vinitaly”.

 

 

ALBO D’ORO PREMIO GAMBELLI:

Edizione 2013 – Fabrizio Torchio (Grape – Gruppo Ricerche Avanzate Per l’Enologia)

Edizione 2014 – Gianluca Colombo (Az. Segni di Langa, Roddi – CN / Cordero Consulenze)

Edizione 2015 – Francesco Versio (Az. Bruno Giacosa, Neive – CN)

Edizione 2016 – Sebastian Nasello (Az. Podere Le Ripi, Montalcino – SI)

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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