A Macchiascandona il tortello maremmano più buono del mondo3 min read

Scordatevi i locali con maitre e camerieri che vi accompagnano al tavolo, scordatevi tavoli con mollettone e tre-tovaglie-tre una sopra all’altra dotati di apparecchiatura stellare, scordatevi menù elaborati scritti da mani sapienti, scordatevi carte dei vini che pesano un quintale, scordatevi  pranzi con otto mini portate, preaappetizer, benvenuto dello chef, post-post dessert.

 

Scordatevi tutto questo perché  il ristorante Macchiascandona è nella rustica Maremma, in un posto non certo bello, in una costruzione non certo bella (eufemismo), però…

 

Però se riuscite a fare a meno di quanto detto all’inizio, se  vi basta un’apparecchiatura-da-trattoria essenziale-ma-pulita (purtroppo color rosa salmone, lo stesso delle tende), se riuscite a non digrignare i denti davanti a quadri alle pareti che meriterebbero di ardere all’inferno, insomma se non siete schiavi della stelleria michelin ma semplicemente amanti del buon cibo,  allora potrete essere fra coloro che (fino a quando Mamma Milena non si rompe le scatole) avranno la possibilità di gustare i più buoni tortelli maremmani che essere umano possa desiderare.

 

Attenzione! Come dovrebbe essere fatto, per me,  un tortello maremmano?

Dovrebbe essere  la sintesi suprema della finezza e della concretezza, il tutto raccolto in uno spazio di non meno di 10 cm x 10 cm. Un raviolo maremmano è composto da una sfoglia possibilmente sottile ma resistente e da un impasto di ricotta e spinaci amalgamati assieme da un pizzico di sale e di noce moscata. Questo quadrato irregolare viene condito  con abbondante ragù di carne, che può essere anche di cinghiale.

 

Al ristorante Macchiascandona, che si trova in Maremma ma è vicino al mare (dieci chilometri da Castiglione della Pescaia) fanno sicuramente il miglior raviolo maremmano che abbia mai mangiato in vita mia.

Ognuno pesa più di un etto, è ripieno di ripieno sino quasi a scoppiare, eppure la sfoglia è finissima ma non cede: cede soltanto quando la metti in bocca, allora si scioglie come un burro.

 

Mamma Milena che di cognome fa Rabiti, li prepara da quasi cinquanta anni e la sua bravura andrebbe salvaguardata come i Panda, anche perché non fermandosi ai ravioli, anche l’acquacotta è di assoluto livello. In precedenza come non cadere sui classici crostini toscani oppure su qualcosa di sfizioso e saporito come le alici con le cipolline fresche.

Per secondo consiglierei il coniglio in tegame (in bianco, senza pomodoro) oppure l’agnello alla cacciatora, le costolette d’agnello alla brace o l’arista di maiale, magari accompagnata da fiori di zucca o altre verdure fritte alla perfezione, in modo da essere croccanti e saporite.

 

Come capite siamo tra piatti semplici e concreti, però la scelta delle materie prime ripaga sempre della “spartanità” del locale.

Anche la carta dei vini, dove si trovano una ventina di buone etichette locali, per lo più Morellino di Scansano e Montecucco, è improntata alla semplicità, unita all’ottimo rapporto qualità prezzo.

 

Lo stesso validissimo rapporto lo avrete al momento del conto, visto che difficilmente, vino compreso, spenderete per un pasto completo più di 30-35 euro.

 

Ma un pasto completo potrebbe già essere il vostro piatto di tortelli, magari con una mezza porzione ulteriore come secondo.

 

Spesso, se non mi fermasse la poca saggezza rimasta, un piatto di tortelli della Milena li prenderei anche come dessert!

 

 

Ristorante Macchiascandona

Via Castiglionese  snc, Castiglione della Pescaia (GR)

Telefono: 0564944127

 

 

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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