A Macchiascandona il tortello maremmano della Milena è patrimonio dell’umanità4 min read

Dopo l’ennesimo pranzo non ho più dubbi in merito! Nel mondo esistono due gruppi di esseri umani ben distinti, quelli che hanno gustato i tortelli maremmani della Milena a Macchiascandona e quei poveracci che, purtroppo per loro, ancora non l’hanno fatto.

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Ma cos’è, dov’è, chi è Macchiascandona? Per chi non lo sa conviene immaginarsela in questo quadro ipernaif che si trova all’interno del locale, perché dal vero il luogo bello non è. Una rotonda con tre case, a dieci chilometri da Castiglione della Pescaia, nell’interno, a meno di 4 chilometri dall’Andana e dalla Trattoria di Enrico Bartolini. Questa trattoria però (vera trattoria, se permettete) non ha stelle Michelin ma secondo me dovrebbe essere riconosciuta dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, con in prima fila la Milena.

La Milena

Milena ha 86 anni e sfido chiunque ha fare anche 400 tortelli maremmani al giorno per almeno cinquant’anni e avere ancora fiato per raccontarlo e soprattutto voglia di farli. Attenzione, non tortelli, tortelli maremmani, quelli che hanno la sfoglia sottile ma non a velo, che hanno, come diceva l’indimenticato Roberto Tonini “Il marciapiedi segnato. Chiarisco per i non indigeni: chiamasi marciapiede la zona di pasta circostante il ripieno, ovviamente di spessore doppio, pasta su pasta. Il marciapiede ha da essere antisdrucciolo per cui viene opportunamente sagomato con righe parallele ottenute con i rebbi (denti) della forchetta”. Quelli che nel piatto ne entrano al massimo quattro, quelli ripieni di ricotta, spinaci (e un po’ di bietola), quelli dove la pasta si amalgama al ripieno e al sugo di carne (il ragù fatelo a casa vostra) e il tutto si scioglie in bocca facendovi vedere una serie di Madonne benedicenti e sorridenti.

Il tortello maremmano che la Milena fa a Macchiascandona è solo uno dei piatti di questo ristorante, che negli ultimi anni si è ammodernato nel  tovagliato, ha messo su una carta dei vini decente e si presenta, cosa che in zona non accade spesso, con un carrello dei dolci di tutto rispetto.

Ma tra i tortelli maremmani e i dolci potete scegliere il coniglio (ottimo garantisco!) o la faraona in bianco al tegame, oppure l’arista al forno. Questi piatti sono  accompagnati, quando la Milena ha tempo, da fritture di verdura di stagione di ottimo profilo oppure da verdure grigliate o da classiche insalate.

Invece prima dei tortelli maremmani potrei consigliarvi i crostini toscani ma scusate se torno “a bomba” , dalla Milena a Macchiascandona si va per mangiare i tortelli maremmani. Andarci e non farlo può essere considerato tra i reati contro la persona, intendendo la persona come se stessi, perché negarsi quel piacere quando ce l’hai a portata di mano è masochismo puro.

L’interno del locale.

Non è la prima volta che scrivo di Macchiascandona e della Milena, ma il fatto di frequentarla almeno 9-10 volte all’anno mi fa constatare come questo locale, pur modernizzandosi, è rimasto uguale a se stesso, un punto fermo, una certezza  tra tante chimere della ristorazione.

Andateci e magari affacciatevi in cucina, salutate la Milena e ditegli grazie, non solo per voi ma per tutti quelli che ci hanno mangiato e non l’hanno fatto. Del resto il conto invoglia a ringraziare perché con tre portate (vino escluso) non supererete i 40/45 euro e uscirete felici come bambini felici.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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