Anteprima Rufina: la differenza tra il cammello e l’orata3 min read

Mentre mi godevo gli affreschi e gli stucchi della stupenda sala di Palazzo Borghese a Firenze, in compagnia di quasi 60 giornalisti italiani ed esteri, il mio occhio evitava di correre ai 14 bicchieri  che avevo davanti, suddivisi equamente tra Chianti Rufina e Pinot Nero del Canada.

Perché evitavo tale vista? Perché volevo rimanere concentrato sulla bellezza del posto, mentre nel caso ventilato il pensiero sarebbe irrimediabilmente volato verso le differenze tra un cammello ed un’orata.

Cerco di spiegarmi.

L’anteprima annuale del Chianti Rufina 2011 si è aperta con una degustazione comparata tra i vini di questo bellissimo territorio alle porte di Firenze e pinot neri canadesi . Della vera e propria anteprima del giorno dopo vi parlerà invece  Giampaolo Giacomelli in un altro articolo, io mi limiterò alla prima parte dell’evento.

Oramai è divenuto buona pratica comunicativa quella di presentare i vini di un territorio affiancandoli a quelli di zone enologiche agli antipodi o quasi. Si ottengono  così vari risultati: un maggior numero di presenze giornalistiche incuriosite dal confronto, uno scambio di idee e di conoscenze interessante e, last but not least, una degustazione indubbiamente diversa dal solito.

Quella dell’anteprima della Rufina, guidata dal bravissimo Jan d’Agata nel plurimo ruolo di presentatore-traduttore-intervistatore è stata certamente interessante (anche se molto lunga!) ma le nette differenze tra le due tipologie  (ed anche all’interno delle tipologie stesse…ma questo è un altro discorso) mi hanno fatto venire in mente l’impossibile confronto tra un cammello e un’orata.  Infatti come si può imbastire un confronto tra questi due nobili animali se non dicendo che, oltre ad essere animali,  non hanno niente in comune?

Forse, per  rendere più “realmente stuzzicante” l’evento sarebbe stato meglio prendere come sparring partner un vino con caratteristiche più vicine ai Chianti Rufina. Nel caso in questione invece ci siamo trovati davanti non ad una ma a due degustazione separate, dove le due tipologie potevano solo essere assaggiate ma non comparate. Il cammello rimaneva cammello e l’orata, orata.

All’interno del cammello, alias Chianti Rufina, e delle sette riserve in degustazione, (6 del 2008 ed una del 2004)  ho trovato ulteriori differenze, anche molto accentuate. Questo non gioca certo a favore di chi vuole presentare unitariamente le caratteristiche di questa DOCG.

Se invece si voleva rimarcare sulle differenze allora si è raggiunto in pieno l’obbiettivo perché nei sette ho trovato almeno cinque tipologie: il tradizionale, il tradizionale ma non troppo, l’internazionale, il superbarriccato per niente pronto (almeno spero per lui) e  il pronto-pure-troppo.  Se si aggiungono a queste le notevoli differenze pedologiche e climatiche all’interno della  Rufina non si può non rilevare che siamo di fronte ad una denominazione con grandi differenze e che, oltre a dei tempi di maturazione più lunghi del solito e ad una freschezza sempre ben marcata, è molto difficile trovarvi un vero filo conduttore. Insomma, all’interno del cammello convivono diverse anime; ovviamente ho apprezzato molto l’anima  tradizionale e meno le altre.

Dei Pinot Nero canadesi posso solo dire che erano tutti molto piacevoli, dotati di giusta finezza e soprattutto della oramai quasi scomparsa e sempre più rimpianta caratteristica di avere gradi alcolici, al massimo, attorno ai 12°. Profumi netti ma non profondissimi, bocche di giusto equilibrio, sicuramente molto ben abbinabili anche a piatti della tradizione toscana (unico punto in cui l’orata ha potuto avvicinarsi al cammello).

Chiudo sottolineando la bellissima presentazione delle zone enologiche canadesi da parte di Jan D’Agata: unico momento in cui l’eccessiva lunghezza della degustazione non mi è affatto pesata.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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0 responses to “Anteprima Rufina: la differenza tra il cammello e l’orata3 min read

  1. Come al solito,caro Carlo,nel leggerti non solo arricchisco la mia curiosità  enologica,ma ancor di più mi carico di un piacevole senso del paradosso che riempie di ironia e composta leggerezza lo scorrere di Wine Surf.

  2. Da recenti rapporti semi-segreti risulta che mentre il cammello, pur con difficoltà , sia riuscito almeno una volta a passare attraversola la cruna di un ago, l’orata invece non ce l’abbia mai fatta finendo de facto impastellata durante la difficile operazione del quinto salto in padella.

  3. James, son piu’ tont di te perche’ del tuo ragionamento non ho capito una mazza. Concordo con Carlo comunque

  4. Mr. Macco ha scoperto ciò che i nostri servizi segreti sapevano da tempo:e cioè che il cammello e l’orata presentano alcune lievi differenze. Alcune delel quali sono, per l’appunto, il passaggio dalla cruna, ed il salto in padella, il quinto perchè a farne quattro son buoni tutti.

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