A Bibbiano una lapide in memoria di Giulio Gambelli1 min read

Da pochissimi giorni sulle mura della cantina di Bibbiano spicca una piccola, minimale, essenziale ma profonda frase, incisa su una lapide di marmo.

 

Ricorda nella maniera più semplice e meno pomposa possibile quella grande persona che è stata Giulio Gambelli, l’uomo che ha insegnato a fare il vino a mezza toscana, il non enologo da cui gli enologi andavano a scuola, la persona più semplice e geniale del vino toscano degli ultimi 70 anni.

 

Poche parole che voglio qui proporre e di cui ringrazio, abbracciandolo idealmente, il mio carissimo amico Tommaso Marrocchesi, proprietario della Fattoria di Bibbiano, dove Giulio è stato di casa per quasi cinquant’anni.

 

“A Giulio Gambelli, signore, amico, maestro, che tanto ha dato a questi luoghi”.

 

Pochissime semplici, chiare e verissime parole che sarebbero piaciute anche a Giulio, uomo di pochissime parole.

 

Grazie a Tommaso Marrocchesi e alla sua famiglia per questo piccolo ma importantissimo gesto.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE