In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Nel cuore della denominazione di Montefalco, tra vigne, uliveti e colline che hanno fatto dell’Umbria una delle regioni più autentiche d’Italia, sorge la Cantina Antonelli. La sua storia affonda le radici nel Medioevo, quando i terreni di San Marco appartenevano al Vescovo di Spoleto. Nel 1883 l’avvocato Francesco Antonelli acquistò la tenuta, trasformandola in un’azienda agricola moderna e visionaria, con impianti di vigna fitti e innovativi già alla fine dell’Ottocento.
Da allora la famiglia Antonelli non ha mai smesso di coltivare un legame profondo con questa terra. Il punto di svolta arriva negli anni ’80, quando Filippo Antonelli decide di rompere con la tradizione familiare forense per dedicarsi completamente al vino, guidando la cantina in un percorso di crescita che ha saputo coniugare tradizione, innovazione e sostenibilità.
Certificata biologica dal 2012, la cantina si è affermata come una delle voci più autorevoli del panorama umbro, non solo grazie al Sagrantino – vitigno simbolo di Montefalco – ma anche attraverso la riscoperta del Trebbiano Spoletino, varietà bianca, per decenni quasi dimentica, riportata al centro della scena da realtà lungimiranti come Antonelli. Si tratta di un vitigno versatile e straordinario, capace di regalare vini freschi e verticali da giovani, ma soprattutto di affrontare il tempo con eleganza e sorprendente longevità.

Il Trebium 2015 ne è la prova più convincente. A dieci anni dalla vendemmia, il vino si presenta integro, vibrante e attuale. Il colore, dorato luminoso, rivela una lenta e armoniosa evoluzione. Al naso emergono sentori di frutta secca, fieno, accenni mielati e una netta impronta sapida a fare da corollario.
Al palato sorprende per equilibrio e intensità, con una struttura rotonda ma sempre sostenuta da una vena acida che lo mantiene vivo e dinamico. È un vino di grande equilibrio ed eleganza, con un carattere, ispirato ad una vinificazione di stile borgognone, che richiama alla mente alcuni grandi vini internazionali, pur mantenendo una forte identità umbra. Chapeau!