Buttato fuori da Les Grands Jours de Bourgogne1 min read

Avete presente  Les Grands Jours de Bourgogne? Manifestazione unica e particolare che ogni due anni presenta, nell’arco di una settimana, la Borgogna in bianco e in rosso?

 

Indubbiamente uno degli eventi mondiali più importanti sia per la stampa, sia per  buyer, sommelier e per i semplici appassionati.

 

Ci sono andato la prima volta nel  2000 e da allora sono mancato poche volte. Del resto non solo per un giornalista del settore ma per ogni amante del pinot nero ( e dello chardonnay, non dimentichiamolo!) quelle giornate, trascorse tra villaggi e cantine che hanno fatto la storia del vino, hanno un sapore particolare, un qualcosa che aspetti per due anni e che non ti perderesti per nulla al mondo.

 

Purtroppo quest’anno dovrò invece perdermela  visto che l’accredito automatico che avevo come giornalista mi è stato negato. Ho provato a capire perché ma non sono riuscito ad andare oltre un generico  “restringimento del numero dei giornalisti partecipanti”. Restringimento che però non tocca i sommelier, dato che cari amici hanno avuto l’accredito senza problemi.

 

Non posso nascondere il mio dispiacere, sia di appassionato sia di giornalista,  anche perché non riesco a capire dove stia il problema, visto che l’accredito non porta con sé viaggio e soggiorno, cosa che ci paghiamo regolarmente da soli.

 

Peccato, peccato veramente.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



0 responses to “Buttato fuori da Les Grands Jours de Bourgogne1 min read

  1. Il fatto è che nel 2014 c’era in ballo la candidatura dei climat borgognoni al patrimonio culturale mondiale UNESCO e hanno fatto cose incredibili, spendendo una montagna di soldi. Ora la candidatura, per la quale i giornalisti erano importantissimi, è in saccoccia, in un anno nel quale finalmente, dopo tre vendemmie disastrose sul piano della quantità  e l’innalzamento vertiginoso dei prezzi, l’Italia , maggior paese produttore al mondo di vino è meno interessante commercialmente dei paesi asiatici ed emergenti, che, ne sono sicuro, quest’anno saranno ancora di più degli anni scorsi, cosଠcome hanno invaso l’asta degli Hospices di Beaune e tutte le grandi occasioni di grandi tasting. Peccato davvero, comunque. Vuol dire che ci andrà  qualcuno che, dopo aver snobbato villages e premier cru, chiedendo unicamente Montrachet, degustandolo, dichiarerà  estasiato “Splendido Sauvignon” (vero!)

  2. Come sai la questione accrediti mi preme assai e la seguo da vicino.
    Visto l’accaduto, ti do un consiglio: considerato che viaggio e soggiorno te lo sei sempre pagato e che quindi il “vantaggio” dell’accredito consiste (immagino, io lଠnon ci sono mai andato) nell’accesso alla sala stampa e nel pass, di andare comunque, di fare il tuo mestiere anche senza pass e poi riferire delle differenze. Risultato uguale, strada diversa e perfino più stimolante.

  3. Purtroppo Stefano per accedere alle sale di degustazione serve lo stesso pass con cui si accede alla sala stampa e quindi è impossibile fare quello che, giustamente, dici.

  4. La stessa cosa e accaduta anche a me, ma con Nebbiolo prima (una voilta Alba EWines Exhibition). Dopo diversi anni di presenza ad Alba e diversi articoli abbastanza larghi,non m’invitano piu…
    Peccato, perche sono grande amant di Barolo, Barbaresco, Roero…

  5. pazzesco. sono stato ultima volta 4 anni fa, era pieno di persone in gita, che non stavano lଠné per scrivere né per comprare. scivolone non da poco

  6. Io proverei a scrivere al BIVB, magari collettivamente, spiegando serenamente che non si tratta di venire lଠa sbafo (se è quello il problema, non chiederemmo l’accesso ai loro buffet per la stampa e potremmo pagare un ticket d’ingresso), ma di necessità  legate ad una corretta e completa informazione. La maxi-degustazione annuale che il BIVB organizza nei due giorni che precedono la Vente aux enchè res di Beaune al Palais des Congrè s non è , pur essendo molto interessante, paragonabile per estensione s prrofondimento dei Grands Jours e quindi non rappresentano un’alternativa. Spiegherei anche che , con questa scelta miope, rinunciano alla partecipazione di persone appassionate e competenti che magari hanno scritto e scriverebbero molti articoli sui vini di Borgogna e che ne sono potenziali ambasciatori (nel senso positivo del termine) per la loro conoscenza nei loro rispettivi paesi. Se il motivo fosse il timore per un eccessivo affollamento, potrebbero prevedere una sessione a parte, come si fa in altre occasioni similari.

  7. Due righe eretiche e per qualcuno anche ottuselle: chissene frega dei vini francesi. Smettetela di portare acqua al loro mulino. Sono gia bravi a farlo da soli. Di piàº: damnatio memorià¦. Non ne parliamo proprio. Commercialmente parlando sono i nemici. Ci sono centinaia se non migliaia di produttori italiani assetati di supporto giornalistico. Finche´continuiamo a scrivere che e lo Champagne e il Borgogna e lo Chateau di Qua e lo Chateaux di Là¡, non facciamo altro che fargli pubblicità¡ gratuita, cosa per cui come sembra, non sono neanche tanto grati. Usciamo dalla sudditanza psicologica. Non vorrei essere tacciato di ambizioni autarchiche o di miopia ma gioisci del fatto che non ti hanno voluto ( potrebbe essere una svista) e dedica lo stesso tempo ai pinot nero del Mugello, del Monferrato ed i quanto altro di bello sta accadendo nel vino italiano. Si lo so, già¡ lo fai. E fanne di piàº. Per anni abbiamo decantato i loro vini solfitati e chaptalizzati perché “tra i migliori del mondo”. Se un primato lo hanno e´solo quello di aver iniziato un paio di cento anni prima di noi a darsi regole e ad esportare in modo industriamente continuativo. Fatto salvo ogni gusto e piacere personale, parlare del vino francese – o di altre regioni vinicole del mondo – a noi non serve a niente. Anzi.

  8. Dai e dai, finalmente stiamo riuscendo a far fare ai francesi le stesse sciocchezze per cui ci siamo sempre distinti in Italia.
    la moneta cattiva alla fine scaccia sempre quella buona.

LEGGI ANCHE