Stella dell’Appennino edizione IX°: quando ricercando il terroir trovi “solo” la bontà!6 min read

La nona edizione di Stella dell’Appennino si è conclusa confermando quello che avevamo intuito l’anno scorso: questo evento non è più solo una vetrina per i vini di Modigliana, ma è diventato il simbolo di una comunità che ha trasformato le difficoltà in opportunità. E se l’ottava edizione era stata “probabilmente la migliore di sempre”, questa nona ha alzato ulteriormente l’asticella.

Quest’anno il riconoscimento della giuria per il miglior Modigliana 2022 è andato al Probi di Villa Papiano, una scelta che non sorprende vista la qualità e la costanza di quest’azienda nel panorama modiglianese. Ma, dopo la tornata di assaggi che ho fatto il pomeriggio di Domenica 7 Settembre, sarebbe riduttivo non sottolineare che il distacco dagli altri si misura in poche lunghezze.

Il Sangiovese premiato conferma quello che sostenevo l’anno scorso: i vini di Modigliana hanno trovato la loro identità. Quel carattere “speziato, molto fresco, con un frutto appena delineato che guarda al verde” non è più un’eccezione ma la regola. Villa Papiano lo interpreta con quella eleganza montana che solo chi lavora a queste altitudini riesce a raggiungere. Non starò a tediare chi ci legge con note di degustazione che molto spesso non riescono a rendere l’idea delle sensazioni di naso e palato che il vino trasmette. Quello che conta davvero è che ognuno di noi, davanti al bicchiere, ci ritrova profumi e sapori diversi – sensazioni personali che nulla tolgono alla qualità del vino, anzi spesso la esaltano. È questa capacità di parlare a ciascuno con un linguaggio diverso che affascina.

I tannini non mentono

La scelta di affidare la masterclass a Nelson Pari (cercate la sua biografia in rete, resterete sorpresi dal percorso di questo giovane) si è rivelata interessante, e il titolo scelto – “I Tannini Non Mentono / Tannins Don’t Lie” – non poteva essere più azzeccato. Serviva uno sguardo esterno, competente ma non coinvolto emotivamente, per fotografare lo stato dell’arte dei rossi modiglianesi. E Nelson, con la sua esperienza internazionale, ha saputo collocare questi vini nel panorama enologico contemporaneo senza cadere nei soliti luoghi comuni sul “territorio di frontiera”. Ci sono due opzioni, ha detto Nelson, o sei un grande Brand (Bordeaux) o sei un grande Terroir (Borgogna). Modigliana ha più changes di parlare di territorio che di brand di prestigio. In fondo come dargli torto? Il brand si può costruire, il territorio no.

La degustazione ha attraversato le tre zone di Ibola, Tramazzo e Acerreta con sei Sangiovese dell’annata 2022: dai “Probi” di Villa Papiano al “Violano” del Teatro per Ibola, dal “Tramazo” di Mutiliana al “Cucco Nero” di Lu.Va. per Tramazzo, fino alla “Ca’ Bianca” di Fondo San Giuseppe e al “Framonte” di Casetta dei Frati per Acerreta. Devo essere onesto: la lettura dei tre territori con le loro differenze, pur essendo affascinante sulla carta, non è così immediata “per l’uomo della strada” da ritrovare nei vini. Alcuni di noi hanno tentato l’esercizio di distinguere i caratteri delle diverse zone attraverso i campioni di un singolo produttore, ma il risultato è stato piuttosto deludente. Una figura scarsa che ci ha fatto riflettere su quanto sia più importante, per il successo commerciale di questi vini, concentrarsi su altro.

Oramai è un fatto acclarato che esiste una coerenza stilistica di Modigliana nel suo complesso. E questo è forse più prezioso: quando un sommelier o un consumatore consapevole si siede al ristorante e cerca “un Sangiovese di Modigliana”, sa esattamente cosa aspettarsi. Non deve decifrare sottozone o microterroir: cerca e trova uno stile preciso, riconoscibile, affidabile.

Durante la presentazione dell’annata 2022 è emerso chiaramente come il tempo in bottiglia stia lavorando a favore di questi Sangiovese. Quello che in gioventù poteva sembrare eccessivamente verde, oggi mostra una complessità aromatica che giustifica pienamente le scelte enologiche del territorio.

Oltre i Rossi: la maturità bianca di Modigliana

Se i Sangiovese sono stati i protagonisti della masterclass, non possiamo dimenticare che questa nona edizione ha mostrato anche la crescente maturità dei produttori sui vini bianchi. Un aspetto che spesso passa in secondo piano quando si parla di Modigliana, ma che merita attenzione.

I bianchi modiglianesi stanno trovando una loro strada, meno legata alle mode del momento e più ancorata alle caratteristiche climatiche e altimetriche del territorio. Qualche passo ancora c’è da compiere, non ho trovato una coerenza di approccio, piuttosto diverse buone interpretazioni, forse anche per via di una base ampelografica che offre molte opportunità: da vitigno in purezza all’assemblaggio dei tre ammessi, trebbiano, sauvignon blanc e chardonnay. Elementi in comune però ce ne sono: freschezza, e un frutto che non strilla ma sussurra. A mio avviso i Modigliana bianco, oltre ad essere una realtà, rappresentano una proposta alternativa di grande interesse.

Stella dell’Appennino testimonia come il lavoro di Giorgio Melandri e del gruppo stia dando frutti concreti. La presentazione dell’annata 2022 ha mostrato vini che sanno parlare da soli, senza bisogno di troppe spiegazioni o giustificazioni. Rimane sempre quel pensiero che mi tormenta: cosa sarebbe successo se quel confine con la Toscana non fosse stato spostato? Ma forse è proprio questa “perifericità” che ha preservato l’autenticità di questi luoghi e di questi vini. L’Emilia Romagna continua a guardare alla pianura (e chi può biasimarla, economicamente parlando), ma intanto qui in montagna si costruisce qualcosa di solido e riconoscibile.

E per la decima edizione?

Se questa nona edizione ha confermato la maturità raggiunta dal territorio, per la decima – un traguardo simbolico importante – ci aspettiamo alcune novità che potrebbero rendere l’evento ancora più completo e rappresentativo. Innanzitutto, il ritorno della giuria popolare accanto a quella tecnica: se è vero che l’expertise degli addetti ai lavori garantisce rigore e competenza, è altrettanto vero che il giudizio dei consumatori finali resta fondamentale per comprendere come questi vini dialoghino con il mercato reale. La combinazione di entrambe le valutazioni potrebbe offrire una fotografia più completa del panorama modiglianese. In secondo luogo, considerata la maturità dimostrata anche sui vini bianchi, sarebbe il momento di istituire un premio dedicato al miglior bianco. Non si tratta solo di completezza, ma di riconoscere ufficialmente un segmento produttivo che sta crescendo in qualità e che merita la stessa attenzione riservata ai rossi. Stella dell’Appennino ci mostra e conferma che si può fare sistema anche partendo dai margini. Villa Papiano, Nelson Pari, l’annata 2022, la maturità sui bianchi: tutti tasselli di un mosaico che racconta una comunità che ha scelto la qualità come strada per il futuro. E in un mondo del vino sempre più globalizzato e omologato, questa scelta di identità forte e riconoscibile non può che essere premiata. Perché alla fine, come dicevo l’anno scorso, “dare ciò che si promette, non è forse una buona base di dialogo con il consumatore?”

Giovanni Solaroli

Ho iniziato ad interessarmi di vino 4 eoni fa, più per spirito di ribellione che per autentico interesse. A quei tempi, come in tutte le famiglie proletarie, anche nella nostra tavola non mancava mai il bottiglione di vino. Con il medesimo contenuto, poi ci si condiva anche l’onnipresente insalata. Ho dunque vissuto la stagione dello “spunto acetico” che in casa si spacciava per robustezza di carattere. Un ventennio fa decisi di dotarmi di una base più solida su cui appoggiare le future conoscenze, e iniziai il percorso AIS alla cui ultima tappa, quella di relatore, sono arrivato recentemente. Qualche annetto addietro ho incontrato il gruppo di Winesurf, oggi amici irrinunciabili. Ma ho anche dei “tituli”: giornalista, componente delle commissioni per la doc e docg, referente per la Guida VITAE, molto utili per i biglietti da visita. Beh, più o meno ho detto tutto e se ho dimenticato qualcosa è certamente l’effetto del vino.


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