La stampa estera a portata di clic: La Revue du Vin de France dicembre 2015-gennaio 20163 min read

In copertina: Bordeaux e l’’arte di invecchiare bene , come servire i grandi Mèdoc di 20 anni, champagne per Natale, distillati di frutta, le 200 personalità dell’anno del mondo del vino.

 

Apre il fascicolo l’editoriale di Denis Saverot, dedicato appunto ai 200 “nomi” del vino francese, a cui è più avanti dedicato un dossier di ben 43 pagine.

 

A seguire è la grande intervista del mese, che questo mese è rivolta ad Alain Dutournier, ristoratore di fama internazionale, proprietario , tra l’altro, del Carré des Feuillants, due stelle Michelin .

Le notizie del mese: Amazon  apre alla  vendita di vini, l’équipe spagnola trionfa al mondiale della degustazione alla cieca a Châteauneuf-du- Pape (Francia solo quinta, l’Italia ben più giù, al 16° posto ex.aequo con il Giappone).

 

il nuovo Clos des trois clochers della Maison Leclerc-Briant, disaccordi sulla classificazione Unesco dei crus. La posta dei lettori e il calendario degli eventi del vino in Francia precedono la pagina di Jean-Robert Pitte, professore di geografia alla Sorbonne dedicata ai vigneti pionieri, ossia alla frenetica diffusione della vite in paesi del mondo che non avevano mai conosciuto il vino.

 

Il primo servizio del fascicolo è  un test sul modo migliore di servire un grande Médoc di venti anni: a confronto il sistema della doppia decantazione, la caraffatura  due ore prima e la semplice apertura della bottiglia 24 ore prima. Risultato: generalmente è quest’ultimo metodo a permettere di apprezzare il vino al suo meglio, mentre quello della caraffatura due ore prima il peggiore, con una sola eccezione (lo Château Poujeaux, un Moulis, del 1996).

 

Nella sua pagine dedicata agli accostamenti cibo-vino, Olivier Poussier  parla del foie gras  con chutney e confetture di frutta, poi eccoci alle personalità del vino francese. Il n. 1 è Bernard Arnault, il magnate dei vini di lusso  (LVMH). Poi:  Frédéric Rouzard (Roederer) è 7°,  Robert Parker in pre-pensione è 12*,  Aubert de Villaine (Domaine dela Romanée-Conti) è 14°,  Michel Chapoutier  17°, Alain Geoffroy, il “naso” della Dom Perignon, è 38°, Michel Rolland 39°…  E così via . Ci sono anche due italiani: Enrico Bernardo, sommelier (127°) e Giovanni Mantovani (direttore di Vinitaly, 129°) e naturalmente Antonio Galloni (158°).

 

Si prosegue con il Domaine sotto esame: si tratta della Maison di Champagne Billecart-Salmon, con una verticale di 11 annate (dal 1979 al 2002) della Cuvée Nicolas François Billecart). L’itinerario del mese è dedicato alla parte settentrionale dell’Alsazia (da Marlenheim a Andlau). Poi i grandi accordi, tra  caviale e Champagnes, le rubriche degli indirizzi (ristoranti, cavistes)  e dei libri, il mercato del vino e le aste, l’editoriale di chiusura di Sébastien Lapaque sulla battaglia delle Appellations.  

 

Nell’inserto centrale, dedicato alle degustazioni, si comincia con l’annata 2006 dei Bordeaux dieci anni dopo . Grande successo di Pessac-Léognan: al vertice Haut-Brion, rosso e bianco, Laville Haut-Brion blanc e Chevalier con due Pauillac Premier Cru, Lafite-Rotschild e Latour, con 19/20.

 

Segue una degustazione alla ricerca dei migliori Champagne brut (sans année) delle Grandi Maisons, Per la RVF, al vertice è la Cuvée 738 di Jacquesson, con 17/20, seguita  da Deutz, Louis Roederer, Philipponnat,Bollinger, Gosset e Pol Roger con 16.5.

 

L’inserto centrale è completato da un servizio dedicato ai vini di Jérez e Montilla-Moriles,  alle migliori acqueviti di frutta di Francia (ovviamente Alsazia in testa),e il “nuovo” della Mosella francese.

La Revue du Vin de France, n. 597, dicembre  2015-gennaio 2016, € 6.50 in Francia, € 7.20  in Italia

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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