Chiaretto di Bardolino 2024: annata difficile2 min read

La 2024 non passerà certo alla storia come una grande annata: caldo estivo e siccità sono stati sostituiti da settembre con piogge che con cadenze a volte più che settimanali. Piogge impoortanti ci sono state per esempio nei giorni 5-8-9 settembre, date che hanno preceduto di poco l’inizio della vendemmia della corvina e della rondinella per il Chiaretto.

Diversi hanno parlato di annata fresca ma forse sarebbe il caso di parlare di annata difficile.

Alla luce delle informazioni che abbiamo raccolto, anche grazie ai dati messi online dal Consorzio Bardolino non ci aspettavamo dei Chiaretto di altissimo profilo e purtroppo i risultati non si sono discostati molto dalle previsioni.

Non vogliamo fare una battuta ma forse il Chiaretto 2024 è più un vino per l’autunno che per l’estate 2025. Infatti diversi campioni pagavano il dazio imbottigliamenti molto recenti e di dosi di solforosa importanti, che in diversi casi non permettevano agli aromi di esprimersi e accentuavano note amarotiche sicuramente più presenti nel 2024 che, per fare un confronto, nel 2022.

Il Chiaretto di Bardolino non è certo un vino di corpo ma nel 2024 diversi campioni hanno mostrato una leggerezza notevole, con palati poco persistenti e alcune note verdi in chiusura.

Naturalmente ci sono delle buone espressioni, dove il frutto rosso emerge con nettezza e la freschezza non devia verso l’amaro, e infatti quasi il 60% dei campioni ha raggiunto e superato gli 80 punti (che, ripetiamo sempre, per non sono pochi perché non spariamo punteggi alti come mortaretti), segno di una qualità media abbastanza buona ma non certo a livello di altre annate.

Anche i vari affinamenti in materiali diversi dall’acciaio, anfore in primis, non hanno apportato grandi miglioramenti e probabilmente per godere al meglio di un Chiaretto 2024 occorrereà aspettare l’autunno, quando da una parte saranno digerite le dosi di solforosa e dall’altro risulteranno leggermente più smussati gli spigoli amari dovuti a maturazioni fenoliche non certo perfette.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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