In questa rubrica non parleremo dei problemi geriatrici di qualcuno di noi (anche se sarebbe utile). Il nostro intento è quello di andare a scovare e raccontare i vini italiani “non giovanissimi”. Abbiamo pensato a questa dizione perché non parleremo quasi mai di quelli che vengono definiti “vini da grande invecchiamento” ma cercheremo sorprese, chicche, specie tra vini che nessuno si aspetterebbe.

Una delle più grandi emozioni che il vino può regalare agli appassionati è poter bere delle bottiglie lasciate in eredità dalla generazione che ci ha preceduto. A me è successo da Agli Amici di Michela e Emanuele Scarello a Udine: durante il nostro viaggio tra i vini friulani la sommelier Giorgia Lavaroni ci riserva una chicca da un fuori carta, quelle bottiglie che spesso i ristoratori riservano a se stessi per le occasioni speciali. Ecco dunque il Riesling 2001 di Mario Schioppetto a rendere memorabile questa giornata.
Agli esperti non c’è bisogno di ricordare questo grande personaggio, classe 1930. In estrema sintesi è stato uno dei padri del vino moderno italiano e il successo del Friuli è proprio dovuto alla sua visione pioneristica del vino in un’epoca pre-metanolo quando il consumo era di oltre cento litri a testa e in tutta la Penisola si aprivano fiaschi e boccioni oltre che taniche.
Lui si appassionò alla viticoltura di qualità, spese tutta la vita nella ricerca irrobustita da continue trasferte in Francia e in Germania e dagli scambi con i grandi dell’epoca, da Angelo Gaja e Franco Biondi Santi, tanto per dire, impostando così una narrazione che è durata in pratica sino ai giorni nostri in cui tutto sembra essere messo di nuovo in discussione.
La scelta del Riesling fu appunto il risultato degli interessi di Mario per la viticoltura e le tecniche d’Oltralpe, al punto da brevettare una bottiglia renana a sua misura con la quale presentarsi al mercato. Intendiamoci, è stato il mentore del Tocai, oggi Friulano, l’antesignano dei grandi vini bianchi della sua regione e dunque anche italiano, un segmento nel quale ancora oggi i protagonisti sono troppo pochi rispetto alle enormi potenzialità di invecchiamento che alcune uve (fiano, verdicchio, timorasso, ribolla, carricante) hanno ormai dimostrato di poter affrontare non solo resistendo ma anche migliorando con il passare degli anni.

Gli amanti del Riesling possono immaginare cosa è uscito da questo bicchiere e quale soddisfazione abbiamo avuto nel poterlo fare con persone competenti e dotate di memoria storica. Perché una delle caratteristiche di queste bottiglie è poterle condividere scambiandosi opinioni, sensazioni, informazioni. In primo luogo, va da sé altrimenti non avremmo potuto scrivere, dobbiamo confermare la vitalità assoluta di questo bianco dopo tanti anni, quasi un quarto di secolo per la precisione. Un naso complesso di frutta evoluta, camomilla, note balsamiche, lampi fumé e solo in parte di idrocarburi (non marcati come ci saremmo aspettati però), al palato il sorso è stato energico, fresco, palpitante, lungo, pulito, con un finale netto e preciso.
Una prova eccezionale di longevità e di bravura tecnica. Persino il tappo era ancora perfettamente integro.
Vini del genere nascono da persone decise che però sono aperte e curiose e fanno ricerche. Oggi purtroppo vediamo troppi narcisisti del vino che dicono di sapere tutto e si negano al confronto. Schiopetto invece socraticamente sapeva di non sapere, perciò ci ha lasciato vini immortali.