Come sempre l’Astigiano ci ha accolto con calore enogastronomico e con freddezza climatica. Ma andando a fare i nostri assaggi sempre tra ottobre e novembre siamo abituati alle due le cose e forse se trovassimo una temperatura molto più mite non potremmo goderci un grande serata a base di bolliti, Grignolino e Barbera d’Asti da Bardon a San Marzano Oliveto. E’ in momenti come questo che capisci la vera essenza di vini come la Barbera e il Grignolino, di grande gastronomicità e perfetti per accompagnare piatti importanti ma succulenti come appunto un bollito.

Ma veniamo agli assaggi, fatti al Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato (grazie per la perfetta organizzazione!), che hanno spaziato dalla Barbera d’Asti alla Superiore e poi al Nizza, toccando anche sul Grignolino astigiano e il Ruché di Castagnole Monferrato e hanno presentato un quadro vario che ha luci ma anche ombre.
Partiamo dal “mare” Barbera d’Asti, che comprende anche la Superiore: abbiamo usato il termine mare perché sono due denominazioni in perenne movimento, dove è difficile trovare sempre mare calmo e tranquillo, con punti di riferimento precisi. In altre parole sono molti anni che degustiamo Barbera d’Asti ma, se togliamo 4-5 “fari”, persi però nel “mare” di barbera che si produce, non ci è mai successo che un produttore con ottimi vini l’anno precedente si confermasse l’anno successivo.
Questo non sappiamo da cosa possa dipendere: forse una denominazione così grande rende difficili le interazioni tra produttori e quindi anche quei contatti che aiutano non solo a crescere ma anche e soprattutto a rimanere al livello raggiunto, forse i prezzi del vino non permettono grandi investimenti (la Barbera d’Asti sfusa arriva al massimo ad 1.80 € al litro), mentre altri vini portano a rendimenti molto superiori (l’Alta Langa, al litro, arriva a 4 euro, tanto per fare un esempio). Fatto sta che nuove scoperte che si confermano sono disperse in mare.

In questo mare abbiamo comunque, come sempre, “navigato” meglio tra le Barbera d’Asti che non tra i Superiore e i Nizza, perchè le caratteristiche basilari del vitigno barbera, cioè freschezza, frutto importante e netto, tannicità quasi assente, si presentanoal al meglio nei vini “base”. Per questo, fermo restando la mancanza di grandi picchi almeno il 70% delle Barbera d’Asti hanno raggiunto gli 80 punti che, ripetiamo, per noi non è un punteggio basso e che mette il vino tra le denominazioni con buona/ottima qualità media, mentre le Superiore si sono fermate al 51% e il Nizza (con pochi campioni, nemmeno 20) addirittura al 40%.
I problemi in queste due ultime denominazioni sono quasi sempre gli stessi e cioè l’uso molto spesso sbagliato del legno, che porta la barbera ad essere spigolosa e senza grandi profumi (se non quelli di un’alcolicità importante dovuta ad annate calde), invece che armonica e equilibrata. Noi non abbiamo consigli da dare ma non è possibile che un vitigno che da giovane si presenta fresco, vitale, semplicemente piacevole, debba nelle versioni più importanti passare sotto le forche caudine di un legno eccessivamente coprente.

Forse l’uso di anfore o semplicemente del cemento o magari di legni più adatti a vini bianchi come l’acacia potrebbe aiutare, ma la sensazione è che i produttori si siamo abituati a queste sensazioni legnose e credono che facciano parte integrante del vino. La barbera è un grande vitigno ma, come per altre uve, non può esistere un solo modo per renderla (in teoria) migliore: capiamo che non ha profumi terziari ma da qui a coprirla di legno la strada dovrebbe essere lunga. Comunque, se tra le Barbera d’Asti abbiamo trovato bella freschezza e piacevolezza, quella dovrebbe essere la strada da seguire, almeno secondo noi.
Per quanto riguarda i Grignolino dell’Astigiano (a breve pubblicheremo anche un resoconto su quelli del Monferrato) non abbiamo trovato le conferme degli ultimi anni e probabilmente l’annata 2023 non è tra le migliori per questo vino.
Buoni segnali invece dai Ruchè, che con i loro profumi intriganti, anche se la voglia di puntare alle riserve, più concentrate ma meno profumati e più scorbutiche, non ci sembra una scelta condivisibile.