Di solito le presentazione delle manifestazioni sono lunghe e noiose. Per fortuna a Nebbiolo Prima non è stato così, anzi la breve presentazione di ieri al meraviglioso Castello di Guarene è stata veramente interessante per i dati che sono stati forniti e che riguardano gli ettari vitatI, il numero di bottiglie delle principali denominazioni, la loro variazione nell’ arco di tempo 2009-2014 e il numero e la struttura delle aziende produttrici di Langa. Mi riprometto di pubblicare integralmente questi dati ma intanto eccovi alcuni gustosi sunti.
Partiamo con le bottiglie: con l’annata 2011 il Barolo ha superato quota 13 milioni (13.015.688) mentre il Barbaresco non arriva a 4.5 milioni (4.265.573). La differenza sostanziale è che il numero delle bottiglie di Barolo è in crescita anno dopo anno di circa 700/800.000 unità l’anno (anche nelle previsioni per il 2012 e 2013), mentre il Barbaresco è stazionario su questi numeri più o meno da alcuni anni. Questo in solodni può voler dire che il primo si vende bene è il secondo meno bene, ma soprattutto che la denominazione trainante da un punto di vista mediatico è sempre di più quella del Barolo e proprio per questo tra 2011 e 2012 ha aumentato la superficie vitata di quasi 150 ettari (da 1906 a 2046) per poi fortunatamente fermarsi negli anni successivi.
A proposito di denominazioni che godono di buona salute: tra queste c’è soprattutto quella del Langhe Nebbiolo, mentre i vari Dolcetto (D’alba, Diano e Dogliani) continuano a perdere sia in ettari che in bottiglie prodotte. Il Roero invece non cresce e non diminuisce, rimane fermo dov’è e questo non è certo una nota positiva, mitigata solo dal buon successo del Roero Arneis di cui ogni anno si producono circa 6 milioni di bottiglie (rispetto alle 700.000 di Roero).
In definitiva il parco vitato della Langa è composto per il 37% dal Nebbiolo, per il 27% dal Dolcetto, per il 15% dalla Barbera e per il rimanente 21 da altri vitigni sia bianchi che rossi. Il tutto porta ad una “traduzione” in bottiglie di oltre 66 milioni.
Ma questi 66 milioni come sono suddivisi tra le aziende? Eccovi alcuni dati molto interessanti.
La produzione in bottiglie del Barolo è così suddivisa:
2 aziende che producono più di 1.000.000
2 aziende che producono tra 500.000 e 1.000.000
6 tra 200.000 e 500.000
11 tra 100.000 e 200.000
23 tra 50.000 e 100.000
29 tra 30.000 e 50.000
93 tra 10.000 e 30.000
175 meno di 10.000
Come vedete le grosse aziende non sono molte, anzi sono poche, ma comunque le prime 8 aziende producono quasi il 48% del totale e il rimanente 52% è diviso tra le restanti 333, di cui più della metà con meno di 10.000 bottiglie. Un dato che deve far riflettere se non altro perché non penso sia molto facile trovare strategie commerciali condivisibili, ma forse mi sbaglio….
Nel Barbaresco la situazione è invece questa.
3 aziende che producono più di 200.000 bottigllie
3 aziende tra 100.000 e 200.000
15 tra 50.000 e 100.000
10 tra 30.000 e 50.000
52 tra 10.000 e 30.000
123 fino a 10.000
Anche qui c’è una grande frammentazione e più o meno la stessa “divisione” in due, perché 21 cantine su 206 (quindi poco più del 10%) producono il 56% del Barbaresco.
Dai dati veniamo al vino: la prima giornata era soprattutto dedicata al Roero (2012 e Riserva 2011) e i cinquanta assaggi mi hanno presentato un quadro insolito, perché per la prima volta mi sono piaciute più i Roero Riserva dei Roero.Anche di questo parleremo diffusamente più avanti.
