Non posso dire di conoscere la o il Granazza, un vitigno a bacca bianca di antiche origini e diffuso in Sardegna e nemmeno i vini che se ne ricavano ma il collega Sardo che me lo ha proposto al Vinitaly mi racconta che spesso viene scambiato dai “continentali” per Vernaccia di Oristano o per Garnaccia bianca. In realtà è tutt’altro, visto e considerato che nelle banche dati del DNA risulta essere unico. Il vitigno è presente nei vecchi vigneti dell’isola, e si caratterizza per la produttività costante e l’acidità elevata.
La versione “sulle bucce” di Sedilesu mi ha colpito, anche se in tutta onestà non saprei dirvi il perché, visto che il mio gusto non è esattamente sintonizzato con i vini macerati. Del resto, si può godere anche senza capirne le ragioni.

Sedilesu ne fa due versioni, l’altra è vinificata come un bianco mentre questa “sulle bucce” ci sta per una settimana circa. Profuma proprio di macchia (garrigue per i fighetti) e fin qui mi pare lapalissiano. Tuttavia la sorpresa sta nell’assaggio, secco, diritto, sapido e sferzante come un vento di tramontana e senza la brutale rugosità tannica dei macerati, che qui compare più sottoforma di suggestione che di sensazione vera e propria. Insomma, difficile resistergli.
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