Apistos e Podere Conca: un progetto bolgherese con l’anima2 min read

Mentre noi eravamo chiusi in casa per limitare i contagi di Covid19, Silvia Cirri,Primario del servizio di Anestesia, Rianimazione e Terapia Intensiva dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio del Gruppo San Donato di Milano, era in corsia per curare chi, il virus, lo aveva contratto.

Già i vignerons sono persone concrete, Silvia incarna la concretezza della concretezza: niente sconti alla realtà.

Apistos, che siamo andati a degustare in azienda da lei, è questo: 100% Cabernet Franc con i suoi descrittori erbacei nella versione più elegante. Frutto croccante, persistente, equilibrato, uno di quei vini che ti accarezzano narici, papille e gola, che bevo volentieri a casa mia e porto altrettanto volentieri a cena dagli amici che hanno voglia di conoscere un po’ meglio il mondo del vino: ragion per cui ho sempre con me una bottiglia e una storia da raccontare mentre tiro fuori il cavatappi personale dalla borsa.

Podere Conca una storia ce l’ha, non in senso temporale bensì in senso di densità: l’azienda è di famiglia da alcune generazioni ma il vino si è affacciato dopo un galeotto corso sommelier frequentato da Silvia. Un progetto giovane, in divenire, e… al femminile. Si perché oltre a Silvia ci sono Linda, l’enologa/agronoma dell’azienda, la trattorista (che cercano di ‘scipparle’ tutti), Simonetta la chef, Laura la consulente enologa, e la figlia di Silvia, Virginia, che un lavoro di alto profilo lo aveva già, ma l’amore per la vigna chiama e si sta formando per dare un contributo di sostanza all’azienda.

Secondo voi perché? Silvia è un primario, una professionista affermata nel suo settore. Forse che forse voglia affermare una sorta di superiorità femminile? E invece no. Vi ricordo che l’altra faccia di Podere Conca è quella maschile di Livio Aloisi. La risposta è molto più ovvia (o dovrebbe esserlo): e intelligente. In queste persone ha semplicemente trovato la professionalità che cercava. Che siano tutte donne è un caso, vero Maddalena?

Io comunque adoro le atmosfere al femminile, soprattutto quelle casuali. Per questo ammetto che la gentilezza con cui ci ha ospitato nella sua sala da pranzo per parlare di vino, di Podere Conca, ma anche di cosa sta accadendo nel mondo che abitiamo ha creato un clima sempre più positivo dopo ogni sorso di Apistos.

Apistos è proprio questo: un progetto o una sfida, come l’ha definita Silvia, visto che produrre un vino monovarietale lascia poco margine di ‘manovra’. Avvicini il naso sul calice e il peperone verde non ti fa “prudere” la narici. Sarà perchè addomesticato nei tini di cemento (dipinti di rosso)della sua cantina, dove ha acquisito lunghezza, persistenza e sapidità, cose che a Bolgheri ti aspetti sempre di trovare. Quello che non è mai scontato è un progetto con l’anima.

Barbara Amoroso Donatti

Appassionatissima di vino e soprattutto “liquidi con qualche grado in più”. Punto di riferimento del giornale per tutto quanto riguarda il mondo dei superalcolici.


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