I giardini di marzo, ovvero le anteprime dei vini.3 min read

In questo periodo, come “le giovani donne” nella meravigliosa canzone di Lucio Battisti, noi giornalisti enogastronomici stiamo per vivere “nuovi amori”. Si tratta ovviamente di innamoramenti enoici, visto che si è aperta ufficialmente sabato 10 febbraio con l’anteprima dell’Amarone 2003 la stagione in cui molte denominazioni famose presentano al mondo la loro nuova annata. Dopo l’Amarone (di cui parliamo in "Amarone 2003: il vino che non ti aspetti!") sarà la volta del polittico toscano formato da Vernaccia di San Gimignano, Chianti Classico, Vino Nobile e Brunello, per poi arrivare, attraverso i giardini di marzo, all’anteprima per antonomasia: Vinitaly. Mi scuso con tutte le altre anteprime che qui non cito e che faranno bella mostra di se fino quasi a giugno, quando  inizieranno le “vere” degustazioni che porteranno ai punteggi di guide, riviste, etc.
Dalla poesia in musica di Battisti devo ora passare al prosaico: sono diversi anni che mi domando l’effettiva utilità di queste manifestazioni. Quasi sempre infatti non servono per farsi un quadro dell’ultima annata raccolta – provate voi a dare un parere su migliaia di ettolitri assaggiando dei campioncini che magari devono finire ancora la malolattica: sarebbe come riconoscere una persona guardandogli il mignolo del piede destro – che avrebbe bisogno di molte visite ed assaggi seri e ripetuti. Inoltre di solito i risultati delle degustazioni marzoline delle annate in commercio si ribaltano a giugno-luglio, momento della vera resa dei conti. Ma se non servono per avere dati probanti sui vini in degustazione a cosa sono utili? In due lettere: P.R! Che sta per Public Relation ma potrebbe anche voler dire “Per Ritrovarsi” o al peggio “Pura Retorica”. In effetti queste belle manifestazioni, organizzate con grande dispendio economico, hanno solo due scopi precisi. Ai produttori ed ai consorzi di tutela servono per farsi conoscere e far parlare di se, ai giornalisti sono utili per farsi vedere, dimostrare che sono sempre sulla breccia e magari per parlare male di qualche collega. Forse sono importanti per i giornalisti esteri, ma per noi italiani del settore vino servono proprio a poco. Intendiamoci: io mi diverto sempre molto in queste occasioni (non perchè si parla male di qualcuno…) ma il “succo” che porto a casa e sempre meno. I nuovi amori marzolini si trasformano spesso in disillusioni estive o autunnali.

Allora mi domando: per quanto riguarda la stampa specializzata ha ancora senso organizzare eventi “scappa e fuggi” dove le 24-48 ore di incontro con un vino diventano per forza vetrina di belle intenzioni reciproche? Non sarebbe meglio e più proficuo per tutti presentare i territori con un respiro temporale maggiore (e non per forza tutti gli anni), come per esempio accade in Borgogna con le Grands jours de Bourgogne, che avrà pure i suoi difetti, ma permette di lavorare seriamente e con profitto, soprattutto di chi legge.
Io credo che sia giunto il momento di ripensare questi megaeventi e di utilizzare in maniera più proficua i molti soldi che vi vengono investiti. Se questo non accadrà il rischio è quello, per dirla ancora con Battisti, di continuare a camminare tristemente  “lasciandoti attrice di ieri”.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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