Sabato scorso da Sotheby’s a New York è stato surclassato il record di bottiglia più cara del mondo: lo deteneva un Lafite Rothschild del 1869, battuto nel 2011 ad Hong Kong a 233.000 dollari.
Quattro giorni fa invece per una bottiglia di Romanée Conti del 1945, appartenente alla collezione privata di Robert Drouhin (che ha diretto dal 1957 al 2003 la Maison Joseph Drouhin) si è arrivati alla cifra di 558.000 dollari, partendo tra l’altro da una base d’asta di 32.000.
Per la cronaca dopo qualche minuto una seconda bottiglia dello stesso vino è stata battuta ad una cifra leggermente inferiore, 496.000 dollari.
Se il mondo del vino è anche spettacolarizzazione non c’è dubbio che notizie come queste aiutano a far parlare, anche se sono convinto che le bottiglie che girano in questa “Wall Street enoica” alla fine non verranno mai bevute ma scambiate all’infinito.
Del resto se il vino è opera d’arte e si pagano giustamente decine e decine di milioni di dollari per un quadro di Van Gogh, non vedo perché un “Vin Gogh” non possa avere alte valutazioni.