IL 15 a Milano convegno FIVI su vino e guida.1 min read

Mercoledì 15 a Milano la FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti ) organizza una importante  conferenza sul tema dell’alcol e della guida. L’evento si terrà al Palazzo delle Stelline, Sala Pirelli, Corso Magenta 59 a Milano. L’inizio è fissato per le 11. Diamo atto alla FIVI ed al suo presidente Costantino Charriere di impegnarsi molto seriamente, tra l’altro, su temi scottanti come quello della conoscenza dell’alcol da parte dei giovani e di una seria cultura alimentare. Interverranno esperti italiani ed esteri: per noi è una manifestazione da non perdere.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



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  1. Lavoro nei cantieri di costruzione di centrali termiche e impianti chimici, dove ci sono tanti, troppi incidenti sul lavoro per gente che scivola, inciampa, si appoggia male anche a certe altezze. Abbiamo degli ottimi sistemi di sicurezza, molti controllori in campo, ma siamo impotenti con il problema dell’alcolismo, che e’ una malattia sociale e che provoca piu’ della meta’ degli incidenti sul lavoro, anche per un paio di bicchieri al bar prima di timbrare il cartellino. Noi abbiamo messo gli etilometri ai cancelli e tutti i santi giorni chi vuole entrare in cantiere deve passarci davanti e se lo pescano va a soffiare. Se lo trovano alticcio, gli fanno un’altra prova con un altro etilometro i medici dell’ambulatorio da campo. Se viene confermato, non lo fanno entrare al lavoro, lo sospendono per due giorni e danno una multa alla sua ditta. Altri lavoratori, quelli che vanno in altezza (oltre 1 metro, precisa oggi la legge), fanno questo controllo tutti al 100% e tutti i giorni anche in spogliatoio prima di cominciare. Anche i loro capi.
    Si e’ scelto l’etilometro soltanto perche’ e’ il mezzo piu’ veloce e comunque perche’ fa sicuramente da deterrente. Non perche’ sia il piu’ preciso e affidabile. Sappiamo tutti che ha un margine d’errore troppo elevato. Ma grazie a quello troviamo ancora tutti i santi giorni degli scriteriati che vengono al lavoro un po’ troppo su di giri. Se si ammazzassero o si facessero male da soli”¦ ma il brutto e’ che provocano incidenti gravi anche agli altri, dipende dal tipo di lavoro! Certo che bisognera’ scegliere un altro mezzo piu’ preciso, per esempio il prelievo del sangue, ma la gente dovra’ poi attendere l’esito purtroppo piu’ a lungo prima di accedere al posto di lavoro, quindi dovra’ venire al lavoro molto prima (e chi gli paga le ore di attesa?). Insomma non e’ cosଠsemplice questo argomento se si ha a cuore la riduzione degli incidenti sul lavoro.
    Lo stesso, credo, per i limiti del tasso alcolico del sangue per chi guida. Non si usi l’etilometro se lo si ritiene una macchinetta truffaldina. Ma in quel caso si dovra’ usare il prelievo del sangue fatto sul posto in un ambulatorio mobile attrezzato a disposizione della pattuglia oppure nel piu’ vicino ospedale, quindi il sospetto “brillo” dovra’ perdere molto piu’ tempo per il controllo e per l’esito prima di tornare al volante, ore e non minuti. Lo accetteranno gli automobilisti ed i camionisti? Oppure che si faccia una visita medica sul posto per analizzare a fondo i riflessi della persona con i soliti mezzi diagnostici, come camminare, parlare, eseguire movimenti, ecc., ecc. purche’ condotta da un medico. Sarebbe un’ottima soluzione perche’ fermerebbe anche i drogati e gli ammalati o i troppo stanchi che non reggono momentaneamente il volante.
    Ma il medico presente a bordo strada costera’ molto di piu’ dell’etilometro. Una settimana di lavoro di un medico costa piu’ di un etilometro a disposizione per qualche anno. Chi li paghera’? Sono disposti gli automobilisti ad un aumento delle tasse automobilistiche per mettere dei medici sulle strade e sulle autostrade a fianco della Polizia Stradale? Perche’ con l’etilometro o senza, i controlli vanno comunque fatti e devono essere efficaci. Ben venga qualcos’altro, insomma, ma finche’ non c’e’ bisogna fare lo stesso qualcosa per fermare chi si mette alla guida con un eccesso di alcool nel sangue, non soltanto gli ubriachi fradici.
    Il codice penale deve prevedere il reato di omicidio volontario per chi viene pescato con il tasso alcolico superiore al consentito dopo aver provocato un incidente mortale. E quello di lesioni volontarie nel caso di incidente che causa ferimenti e/o mutilazioni. In Italia, invece, vengono considerati attualmente soltanto dei reati colposi, quindi preterintenzionali. La differenza invece e’ notevole, a parte le pene che sono senza dubbio superiori: viene ribadito il principio che uno che si mette al volante brillo, alticcio o ubriaco e’ comunque un potenziale assassino volontario, lo e’ coscientemente e non e’ soltanto uno pirata della strada che non sa di poter uccidere o di mutilare quelli che incrociato per caso sulla sua strada.
    Introduciamo lo stesso principio anche in Italia se vogliamo poi andare pure a discutere sui vari strumenti di misura del tasso alcolico, ciascuno con un proprio spettro di errore, di affidabilita’, di prontezza d’uso e di deterrenza. Altrimenti combattere l’unico strumento adottato oggi diventerebbe solo una campagna a favore dell’alcoolismo al volante.

  2. Prima una precisazione: Mario Crosta lavora in Polonia e quelle sono le misure polacche, non italiane.
    Sul resto come dare torto a Mario: troviamo pure un altro sistema, magari molto più preciso, ma nel frattempo l’etilometro è il minore dei mali.
    Grazie Mario per questa esaustiva carrellata!

  3. No, Carlo, bisogna precisare diversamente. Sono le misure precauzionali adottate anche in Polonia (ma non solo) dai cantieri di tre grosse ditte italiane: Technip (Roma), KTI (Roma) e Sices (Lonate Ceppino).

  4. Grazie Mario per aver precisato la precisazione. Proprio perchè tu vivi il problema ad altre latitudini ti chiedo se e quali differenze ci sono tra il modo di assumere alcol e di “viverlo” in Polonia e in italia.

  5. In Polonia e’ in corso una radicale trasformazione degli usi e dei costumi. La vecchia Polonia era caratterizzata da gente che scivolava sotto i tavoli ubriaca di vodka a qualsiasi occasione di ritrovo, compreso il pranzo famigluiare dopo il funerale. Molta gente povera, che non aveva i soldi per comprare la vodka) si faceva la vodka in casa con miscele di alcool denaturato industriale, succhi di frutta ed altro, riempiendo gli ospedali di alcolizzati portatori di malattie gravuissime, mortali.
    Da quando si sono aperti al mondo ed e’ crollato il regime, le donne hanno preso il sopravvento in famiglia, orientando i consumi di alcool verso il vino piuttosto che la vodka. Cosଠl’influsso dell’alcool pesante e pericoloso per i maschi e’ diminuito e anche le donne possono bere “culturalmente” e non da ubriacone. Aiutate dai medici, che sono i primi a consigliare il vino a pasto e a sconsigliare i liquori a stomaco vuoto.
    Il consumo del vino e’ in continuo aumento, mentre diminuisce quello della vodka ed e’ diventato marginale quello degli intrugli fatti in casa. Ci vorranno decenni, ma e’ un processo irreversibile e lo si vede. Prima si regalavano gli alcoolici ai medici dopo le visite, oggi si regala o il caffe’ o il cioccolato o il vino.
    Al volante, purtroppo, ancora troppi ubriachi. I controlli sono severissimi e non ammettono tolleranza proprio perche’ di incidenti mortali ce ne sono una barca dovuti all’abuso di alcool. Qui la cultura non e’ ancora quella di bere (verbo: napic) in modo misurato, allegro, salubre. Ma e’ sempre stata quella di “bere fino in fondo” (verbo: wypic) e cioe’ tutta la bottiglia o la boccia o la dama, scolarsi tutto. Pero’ sta cambiando e meridionalizzandosi sempre piu’. La dieta mediterranea e’ una gran bella cosa!

  6. Una volta l’anno sempre, da turista. Ormai io vivo all’Est e non ho mai bevuto tanti vini stranieri come in questi anni, visto che qui non costano il triplo come invece costano in Italia nei negozi. Cosଠposso fare quei confronti che non potevo fare prima.

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