98 TERRAZZE, un progetto per la valle con i terrazzamenti che muoiono4 min read

Durante la presentazione da parte del Consorzio dei Vini del Trentino del piano di sostenibilità ambientale si è molto parlato della necessità e dell’importanza di valorizzazione, recupero e mantenimento ambientale.

La prima edizione di  98 Terrazze, che si svolgerà nella piccola frazione di Valmorbia, in Vallarsa, l’1-2-3 luglio sembra proprio che racchiuda tutto questo.

Vallarsa:  parliamo di un territorio davvero difficile, dove l’agricoltura è sempre esistita e pure la viticoltura, grazie a meravigliosi terrazzamenti contenuti da muri a secco, che disegnano i fianchi della montagna.

Altro non si poteva fare per via della conformazione morfologica del terreno. Qui si è sempre coltivata la vite e infatti ci sono rimaste testimonianze documentate di negrera (negrara), visentina (pavana), rosera (rossara), nosiola (chiamato in loco  talvolta gropel bianc) e perfino vernaccia (anche se poca).

Vigneti terrazzati

Qui, con 98 terrazzamenti censiti e ora al centro di un progetto importante,  si è sempre lavorato in modo veramente eroico fino a poche decine di anni fa: è nel dna degli abitanti di queste piccole frazioni, abitate da anime rurali che hanno a cuore la difesa di quello che con il tempo è diventato patrimonio di tutti.

La legge del facile profitto economico ha fatto sì che la valle si spopolasse dei giovani, trasferitisi in pianura perché fare poca fatica è difficilmente attuabile in questo contesto dove avverse situazioni climatiche, difficoltosa possibilità di sfruttare al meglio il suolo, elevate pendenze non spingono certo ad uno sviluppo agricolo.

Gli anziani rimasti hanno resistito, fino a quando hanno potuto, nel proseguo della coltivazione e del mantenimento dell’agricoltura di montagna. Gente che ormai ha superato gli ottant’anni trova ancora la determinazione per essere protagonista attiva, ma arrivati ad un certo punto ci si è trovati ad avere oltre la metà dei terrazzamenti in stato di assoluto abbandono, tanto da averne trasformati molti di questi in biotipi naturali. Il terreno è talmente ben disposto alla viticoltura da veder nascere in modo spontaneo la vite, che in alcuni appezzamenti è quasi infestante.

Il richiamo alle origini in Trentino è molto forte, come il senso di appartenenza e di cooperazione e spesso gli stessi giovani che hanno percorso altre vie si ritrovano nelle famose “caneve di casa” per ritrovare le proprie radici. Questo grazie a  forti identità rurali fatte di tradizioni, usi e costumi, leggende e dialetti che ormai non si trovano in altri contesti se non in questi piccoli paesini di agricoltura di montagna.

Così ha preso piede sempre più concretamente la volontà di creare 98 Terrazze un progetto condiviso di recupero delle  terre e delle tradizioni, con la convinzione che attraverso un altro concetto di agricoltura sia possibile dare una nuova ed attuale prospettiva alla civiltà contadina montanara, prima che si trasformi in storia muta.

Anche se i terreni sono stati abbandonati da molti anni, i muri resistono mantenendo pulite le falde acquifere e scongiurando il rischio idrogeologico. Ecco perché ripartire da qui, dalla volontà di strappare all’incuria e all’abbandono il maggior numero di terrazzamenti possibile, cercando di preservare la possibilità della gente (che le ha vissute fino a ieri) di lavorare le proprie terre.

Promotore e portavoce di questa iniziativa di recupero e valorizzazione è Fabrizio Zara che, con la sua compagna, vive e lavora il territorio e cerca di fare da traino al progetto. «Stiamo chiedendo ai proprietari che non lavorano più i vigneti della Vallarsa di darli in una sorta di “comodato gratuito” per questo progetto – spiega Zara -. In questo modo cercheremo di valorizzare le fatiche che i loro genitori e i loro
nonni hanno speso per questa terra»
. Terra che resta sconosciuta ai più.

Nei tre giorni dedicati alla festa valligiana  verranno organizzati incontri di confronto e discussione per cercare di gettare le fondamenta e capire quale direzione voler intraprendere, quali vitigni coltivare – se autoctoni o piwi -, con quali sistemi e in che forma commercializzare poi i prodotti di queste terre.

Per questo motivo sono stati invitati a partecipare a questi incontri ospiti che di viticoltura eroica hanno molta esperienza: dalla Valtellina Matteo Sega dell’azienda Barbacan, dalla Val di Cembra Nicola Zanotelli dell’azienda Zanotelli, dall’Alto Adige Magdalena Schuster dell’azienda Befehlhof e l’autoctono Eugenio Rosi che, pur avendo la cantina a Calliano, ha appezzamenti in Vallarsa.

Si attende il contributo di chi ama la viticoltura eroica.

Letizia Simeoni

Beata la consapevole ignoranza enologica. Finchè c’è ti dà la possibilità di approcciarsi alla conoscenza! Prosit.


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