3 ore, 34 minuti e 5 secondi imperdibili!3 min read

Imparare qualcosa a 64 anni compiuti dà ancora più soddisfazione e ti fa ringiovanire. Sto parlando di (tenetevi forte!) una diretta Facebook di 3 ore, 34 minuti e 5 secondi!

Avete presente quelle cose in video che io (e molti altri) reputo noiosissime, dove l’unico scopo quasi sempre è quello di farsi belli sul web?

Avete presente i social dove l’informazione oramai è ridotta a “info”, cioè castrata e trasformata in una serie di pilloline che spesso mi ricordano il cibo dei primi film di fantascienza, dove un pollo arrosto diventava piccolo e asettico come un’aspirina e veniva ingurgitato con finta soddisfazione?

Proprio quei video noiosi e inutili, quei social oramai “usa e getta”, possono diventare un’approfondita variante, molto scorrevole, di una serie di imperdibili lezioni universitarie.

“L’Università” si chiama Never Wine Alone e le piacevoli e profonde lezioni ce l’hanno fatte Nelson Pari e Francesco Bordini. Chi non li conosce lasci perdere il resto dell’articolo perché vuol dire che non è interessato al vino di qualità, a quello che ha pregi presentabili e spiegabili e non si basa su “arcani naturali” e su fuffe industriali.

Ma veniamo a bomba: per 3:34:05 la discussione ( anzi le domande di Nelson e le risposte di Francesco) si sono incentrate su un Sangiovese di Romagna del 2017. Non su 132 Bordeaux, non su 74 parcelle bordolesi, non su la comparazione tra millanta Pinot Nero del Vecchio e Nuovo Mondo ma, per 3:34:05, su un solo Sangiovese di Romagna, pardon, Romagna Sangiovese.

A questo punto il mondo si divide fondamentalmente  in due tipologie di persone: da una parte la stragrande maggioranza degli esseri umani esclama “Ma che due palle! 3 ore a blaterare su un vino”, dall’altra un’esigua minoranza timidamente pensa “Forse, magari per qualche minuto, potrebbe essere interessante”. VI domanderete in quale categoria rientrano Nelson, Francesco, gli amici di Never Wine  Alone  e chi ha seguito l’intera serata? Forse in quella di chi non ha paura di guardare oltre.

Ammetto obtorto collo di non fare, completamente,  parte della seconda categoria ma certe volte il caso ti salva in calcio d’angolo. In questo caso il caso (cacofonico ma vero) si è travestito da quel broccolo di mio figlio che ha pensato bene di aprirsi un dito con un vetro e così il qui presente padre ha dovuto portarlo, alle ore 20.30 di mercoledì  28 aprile, al Pronto Soccorso. Solo i malati o i bischeri da ricucire possono entrarci e quindi il padre bischero del bischero è stato per alcune ore ad attenderlo fuori dall’ospedale, in auto o camminando come una belva in gabbia. “La belva in gabbia” si è per fortuna collegata con la diretta Facebook di Nelson e Francesco e quelle che stavano per essere le tre ore più disperate e inconcludenti degli ultimi anni si sono trasformate in una importante lezione su agronomia, vinificazione, storia, enologia e, last but non least, su come tenere desta l’attenzione durante una ponderosa lezione.

Come hanno fatto Francesco e Nelson? Andate a vederlo e lo capirete!

Io so soltanto che ho imparato più in questa diretta Facebook che in tante presunte importanti lezioni a destra o sinistra.

Merito di Francesco, che è riuscito a spiegare con termini da Bar Sport una serie quasi infinita di pratiche enoiche e i relativi concetti scientifici, e di Nelson che trovava sempre  il tono e le paroline giuste per rendere appetibile l’ennesimo atomo di domanda, dove in realtà si andava a spaccare l’atomo di alcune regole enologiche  in particelle solo in teoria indivisibili, almeno fino alla successiva domanda.

Riepilogando: un social non adatto per approfondire, un metodo spesso definito amichevolmente “una invalicabile, noiosissima, puttanata”, un argomento talmente esile da renderlo quasi, sulla carta, impalpabile  e con un appeal pari a quello di un coccodrillo balbuziente che racconta barzellette. Tutto questo si è trasformato per 3:34:05 in una imperdibile lezione di: agronomia/enologia/marketing/comunicazione, facendomi capire che non è il mezzo che crea la cosa interessante  ma chi è talmente bravo da riuscire a comunicare cose complesse con semplicità.

Se non siete stati tra  i fortunati che l’hanno seguito in diretta potete rimediare cliccando qui.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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