2019 Modigliana: piccoli passi da gigante4 min read

Ovvero un’annata buona ma non di immediata lettura.

C’è molto fervore sulla 2019 per quello che riguarda i rossi italiani. Nella MGA di Modigliana in Emilia Romagna ci troviamo di fronte ad una annata complessivamente buona ma, se vista nell’ottica del “fine wine”, lontana dalle prestazioni del Chianti Classico.

Nelle parole dell’enologo Francesco Bordini è un’annata equilibrata con una cicatrice sul volto. Una primavera particolarmente calda ha portato a una fioritura precoce. L’equilibrio è tornato in conseguenza di un surreale maggio piovoso e freddo. Ciò che ha maggiormente influenzato i vini di questa annata è stato un autunno tendenzialmente caldo con un’escursione diurna più bassa rispetto alle grandi annate di Modigliana come la 2016 o la futura 2020. Molti vignaioli, spaventati dal rischio di uve surmature, hanno vendemmiato in anticipo.

Modigliana, sottozone.

La maggior parte dei vini non mostra il carattere caldo dell’annata: l’estrazione leggera ha aiutato la complessità del naso che risulta alta in tutti i vini assaggiati, ma il prezzo che molti hanno pagato è arrivato sotto forma di tannini ad oggi ancora sbilanciati rispetto all’acidità. Sono i vini affinati in legno quelli più equilibrati; l’acidità riesce infatti a coprire l’interezza del palato supportata da tannini più vellutati.

Il grande traguardo della 2019 riguarda il terroir: capire da quale delle tre valli provengano i vini è sempre più facile. La valle del Tramazzo ha prodotto i vini migliori in quanto la presenza maggiore di marna e le altitudini sostenute hanno favorito la ritenzione idrica: i vini hanno tannini meno irruenti e note di erba, menta e inchiostro. La valle dell’Acerreta, essendo meno coperta dai boschi, ha maggiormente patito il caldo: i colori mostrano leggeri bordi granati mentre il frutto sembra secco e stanco ma i tannini sono abbastanza polverosi da rendere questi vini una perfetta introduzione a Modigliana per i bevitori di Chianti e Montalcino. La sabbiosa valle Ibola ha avuto difficoltà a trattenere l’acqua: i vini sono comunque eleganti, complessi con spiccate note di amarena anche se i tannini sono talvolta troppo aggressivi.

I vini sono stati assaggiati alla cieca, divisi per valle, e ricontrollati il giorno successivo;: alcuni sono migliorati, soprattutto quelli della valle Acerreta, mentre molti altri no. Una aggiunta di solforosa all’imbottigliamento avrebbe potuto salvare queste bottiglie dall’ossidazione e dal corpo che in alcuni casi si è inflaccidito.

Ci troviamo comunque di fronte ad un significativo passo in avanti rispetto alle annate precedenti; le eccessive riduzioni che a volte caratterizzavano questi vini sono scomparse e l’aumento della definizione territoriale vede avvicinarsi l’idea di una Borgogna del sangiovese battendo sul tempo sia Chianti Classico che Montalcino. Nell’assaggio si sente fortemente che Modigliana vuole giocare un campionato internazionale che purtroppo non può ancora assicurarsi con questa annata. Nonostante ciò la coppa regionale è stata vinta; la qualità generale della MGA e la coerenza dell’intera degustazione rappresentano qualcosa di inedito per la Romagna del vino. 

Questi sono, secondo il mio parere, i migliori vini per ciascuna delle valli di Modigliana:

2019 Gemme, Torre 1922 (Acerreta)

Rubino con leggera sfumatura granata. Frutta decomposta e un palato polveroso con tannini sabbiosi. Il giorno dopo il frutto sembra più stabile. Erba tagliata e aneto. Il palato ha una maggiore intensità e la struttura sembra raddoppiata rispetto al giorno precedente.

2019 Il Carbonaro, Lu.Va. (Tramazzo)

Rubino. Gomma da masticare alla menta e fragole. Tannini fini e rovere. C’è un corpo e una maturazione specifica del frutto che mostrano la parte calda dell’annata. Il giorno dopo è menta ed eucalipto. Al palato c’è una nota di inchiostro che si lega alla viscosità del corpo. La dolcezza del rovere sta prendendo il sopravvento ma riesce a fondersi con note di sottobosco e funghi.

2019 Vigna Probi, Villa Papiano (Ibola)

Rubino, viola ai lati. Amarena e quercia. Terroso ma non verde; è terra, non muschio. La menta corre dietro. Il frutto si diluisce al palato lasciando un lungo finale di tabacco. Anche se l’acidità rimane sul fondo i tannini sono vellutati. C’è una piacevole e leggera bruciatura alcolica. Il giorno dopo i sapori del rovere si sono affievoliti e il vino ha diminuito la sua intensità; un erbaceo e speziato che ricorda un Barolo di Castiglione Falletto. L’acidità è più equilibrata e si spinge in avanti sulle guance levigando i tannini. Lungo finale di ciliegie scure e terra.

Nelson Pari

Classe 1989, nato nella felliniana Rimini, da 10 anni residente nell’isola di Albione (Londra, UK). Dopo un Master in chitarra Jazz conseguito al Trinity Laban di Greenwich, si lancia nel mondo del vino. Supervisore eventi a 67 Pall Mall di Londra, il club privato di “fine wine” piú prestigioso al mondo, e Certified Sommelier per la Corte dei Master Sommelier. Il suo vino preferito e’ Mouton Rothschild 1989 in abbinamento a Kind of Blue di Miles Davis.


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