Verdicchi 2010: ottime conferme ma il mercato lo sa?4 min read

Il  Verdicchio è forse il vino italiano emblema di quei prodotti  che affiancano grande costanza qualitativa ad un’immagine di basso profilo. Da anni andiamo dicendo che questo bianco marchigiano non viene abbastanza considerato dalla critica e dal pubblico e da anni, praticamente da sempre,  il Verdicchio resta confinato nel limbo di “grande promessa”, superato nell’immagine e nell’immaginario collettivo a destra e a manca da altri bianchi con molta meno stoffa.

Non faccio nomi per non scatenare un putiferio di polemiche ma non posso non constatare che anche quest’anno il livello medio de verdicchi degustati  è stato nettamente superiore a tanti cugini.

 

Per la prima volta i nostri assaggi si sono svolti nella nuova sede dell’IMT, al secolo Istituto Marchigiano di Tutela Vini. Questo nuovo ente voluto dalla regione ha sostituito Assivip, allargando il raggio d’azione, nella promozione del vino marchigiano. Un grazie quindi ad Alberto Mazzoni ed al suo staff.

Veniamo ai vini:  in buona parte della vituperata annata 2010 che continua, nonostante l’andamento stagionale sia stato piuttosto negativo,  a proporci bianchi assolutamente rispettabili e consigliabili. Forse non saremo di fronte ad una vendemmia storica ma i risultati “bianchi” che abbiamo di fronte (non parlo solo di Verdicchio, anche di Soave, Vernaccia, Alto Adige etc) vanno nella direzione di una vendemmia molto al di sopra di quanto tutti noi avevamo annunciato. 

Torniamo sui verdicchi: I primi a scendere in campo sono stati i cosiddetti “base”,  quelli che, più o meno in bottiglie anfora, troviamo in tutti i supermercati d’Italia. Forte degli assaggi mi sento di dire che, anche per la vendemmia  2010 come rapporto qualità/prezzo hanno veramente pochi rivali. Stiamo parlando di vini che partono dai 4 € per arrivare, al massimo, attorno a 7. Di questi “first price” solo meno del 30% hanno ottenuto punteggi sotto alle 2.5 stelle. Indubbiamente un bellissimo risultato, ottenuto grazie a vini che, inoltre, non è detto debbano cantare per una sola estate. Saremmo infatti curiosi di riassaggiare alcuni di questi prodotti tra 2-3 anni sicuri di trovarli in ottima forma.

Il cuore della nostra degustazione era però composto dai Superiore. Anche qui, pur non essendo di fronte all’annata del secolo, la qualità media è veramente molto alta. Forse non avranno la ciccia e la potenza degli anni migliori ma in quanto ad eleganza e finezza ne hanno da vendere. Considerate anche che i nostri assaggi quest’anno si sono svolti almeno un mese prima del normale e che molti vini hanno pagato un minimo dazio a causa del recentissimo imbottigliamento. Alcuni nasi infatti erano ancora “addormentati” e mostravano chiaramente il bisogno di affinamento in bottiglia. Nonostante questo  si sono assestati su una media stelle di 2.74, veramente molto alta.

Alcuni tra i verdicchio che hanno ottenuto i maggiori punteggi provengono da forme di leggero appassimento: una via che alcuni anni fa portava a vini grassi ma difficilmente bevibili a tavola adesso sempre puntare verso prodotti più eleganti e di beva,  togliendo solo qualcosa alla proverbiale struttura. Forse sarà merito dell’annata ma crediamo che una certa “riorganizzazione” stia avvenendo anche tra questi vini, peraltro di ottima qualità anche in passato. In definitiva potete fidarvi  quasi ad occhi chiusi dei  Superiore 2010 (e 2009 usciti, come sempre, dopo un anno) lasciandogli magari qualche mese (qualche mese in più sarebbe meglio….) per esprimersi a dovere.

La nostra proverbiale cattiveria di solito trovava sfogo tra le Riserve. Quest’anno invece, anche se il numero di assaggi non  è stato certo probante, abbiamo degustato vini di altissimo profilo, alcuni veramente da inchino. Potenza, grassezza, profondità, legni ben dosati con ottima espressione del vitigno,  grandi possibilità di invecchiamento…cosa volete di più?

 

Di più c’è solo…… il Verdicchio di Matelica! Anche qui non molti vini (ma non è che Matelica sia grande come Bordeaux) però una qualità media di altissimo livello, addirittura con una media stelle superiore a 3.
Questo sia nei verdicchi giovani che in quelli messi tradizionalmente in commercio dopo qualche anno. Se però dobbiamo proprio cercare il pelo nell’uovo abbiamo trovato in alcuni di questi prodotti una certa “Jesizazzione” cioè una predominanza della grassezza sulla proverbiale finezza, anche aromatica,  espressa dal territorio. Capiamo che i vini vanno venduti ma non vorremmo che si perdessero alcune caratteristiche che hanno sempre marcato positivamente i verdicchi di Matelica.
Queste però, almeno per adesso, sono solo frasi da megere inacidite: la realtà ci mostra prodotti comunque ottimi e dalle buone/ottime possibilità di invecchiamento.

In definitiva non possiamo che tornare a quello che dicevamo all’inizio. Quando sarà il momento che, parlando di un ottimo bianco italiano, si dirà “Non è buono come il Verdicchio ma…”. Dal punto di vista qualitativo il momento è sempre più vicino, da quello del mercato e dell’immagine…..aspettiamo fiduciosi.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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