Valpolicella: e se la chiamassero Amaronicella?5 min read

Girando quest’anno (anche negli ultimi anni , purtroppo) nelle meravigliose campagne della Valpolicella ci è sembrato più volte di sentire la vecchia canzone “Video killed the radio star”. Solo che le parole erano diverse : “Amarone killed the Valpolicella star”.

Detta in musica sembra meno grave e forse è così. Magari siamo noi che vediamo nuvoloni neri dove invece il cielo azzurro splende e splenderà sempre..però.però…

Vediamo di spiegarci: il vino immagine di questo territorio è senza dubbio l’Amarone. Il suo successo commerciale, specie all’estero, continua senza grossi  intoppi (anche se il Consorzio ha pensato bene di diminuire per due anni di seguito la percentuale  delle uve che possono essere messe ad appassire).

Questo successo, dietro al definitivo sdoganamento del termine Ripasso, ha creato quello che in un primo momento può sembrare un “movimento  emulativo virtuoso”. Il ragionamento è questo: l’amarone va bene, allora noi , invece di mantenere ben diversificate le altre tipologie di prodotti e presentare al mercato tipi diversi di vini, creiamo solo dei “piccoli amaroni” sotto il nome Valpolicella Superiore Ripasso, Valpolicella Superiore, Valpolicella Ripasso : così copriamo tutti le fasce di prezzo e andiamo avanti felici e contenti.

In realtà questa bella pensata porta tutto il territorio (per fortuna quasi tutto)ad appiattirsi sotto l’Amarone style  e  rischia di far suonare il de profundis per  tipologie come il Valpolicella Superiore  prima e  forse per il Valpolicella Superiore Ripasso dopo. Infatti tendendo sempre più allo stile “passito, dolcino, morbido, piacevole” il rischio di omologazione è reale ed anche leggendo “ Valpolicella Superiore” la gente vorrà sentire (se non stimolata a dovere) solo sensazioni amaroneggianti. Per carità, nessun problema fino a quando il mercato tira ma nel momento in cui (speriamo mai) passerà di moda lo stile Amarone ed il territorio non avrà  altro da proporre che vini più o meno su quella falsa riga cosa accadrà? Lascio la domanda volutamente  senza risposta e noto che intanto non è certo facile vendere il Valpolicella base (se non c’è scritto Ripasso): questo non è certo un bel segnale.

Ma smettiamo di fare gli uccellacci del malaugurio e veniamo ai nostri assaggi.  Ci hanno accolto un bel numero di campioni in degustazione : più di cento tra superiori e ripassi e oltre 80 amaroni per tre giornate  molto impegnative. Gli Amarone erano soprattutto dell’annata 2006 anche se c’erano diversi 2005 e qualche 2004. Tra i Valpolicella  di scena soprattutto il 2008 con un buon numero di 2007 e qualche “arretrato” del  2006 e 2005.

Partiamo dai Valpolicella Superiori, Ripasso e non.  Li mischiamo perché oramai è veramente difficile dividere le due categorie. Diversi Superiori sembrano dei Ripassi e viceversa: questa confusione nasce forse anche dal sistema usato per ripassare  ma fondamentalmente da quell’appiattimento verso l’amarone di cui parlavamo prima. Comunque i 2007 ci sono sembrati mediamente migliori rispetto ai 2008 anche se  un’ annata inferiore riesce a mascherarsi abbastanza bene dietro ai residui zuccherini presenti in queste tipologie di vini e magari a tirare fuori delle belle eccellenze dotate di profumi e grande facilità di beva.  Non abbiamo comunque trovato molte punte ed anche il fatto che solo 23 vini su 98 abbiano ottenuto tre o più stelle non depone molto a favore della grande qualità media della/e tipologie. Inoltre i 28 vini che hanno ottenuto 2.5 stelle sembrano quasi la prova del nove di una tipologia che poteva puntare molto in alto ma che per adesso si attesta sul “piacevole andante”,  visto che comunque il mercato tira.

Veniamo agli Amarone. Molti 2006 assaggiati, ma partiamo dalla ventina di 2005 che hanno confermato fare parte di una bellissima annata per questo vino. Vini piacevoli, profumati, eleganti, anche di bella profondità: magari non invecchieranno all’infinito ma oggi e per molti anni daranno garanzia di  cascare quasi sul sicuro. La stessa cosa, almeno per adesso, non la possiamo dire per la vendemmia 2006. Del resto lo abbiamo sostenuto per molti vini, dal Chianti Classico al Barolo, passando per Barbaresco, Sagrantino etc etc, ma a noi questa vendemmia non si sembra così grande come tutti dicono che sia. Quel disequilibrio e scompostezza di base, unita ad una scarsa vena aromatica, la ritroviamo ogni volta che, dalle alpi alle piramidi, ne abbiamo un bel numero davanti. Anche se l’Amarone riesce, per sua natura, a arrotondare gli spigoli ed a presentarsi più armonico e bevibilie, abbiamo ritrovato spesso quella ritrosia aromatica e quei tannini immaturi che sembrano combattere da soli la battaglia contro il nostro palato. Qui, come nel Barolo, si tratta di aspettare almeno altri tre-quattro  anni per permettere alle mancanze ed alle asperità di fondersi in equilibri che adesso si possono solo intravedere.

Come ultima cosa ci piace segnalare un cambio epocale al Consorzio della Valpolicella: quel pezzo di storia enologica locale travestito da uomo che è Emilio Fasoletti ha deciso di andare in pensione e dedicarsi al suo agriturismo ed alla pesca dei lucci nel Garda. Al suo posto è arrivata Olga Bussinello, bella e decisa signora a cui auguriamo di poter portare ancora più in alto i vini di questa meravigliosa terra.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


ARGOMENTI PRINCIPALI



LEGGI ANCHE