Puglia Negramaro e Primitivo: DOC formica battono IGT cicala 3 a 03 min read

La squadra pugliese di winesurf è sempre più ampia e agguerrita. Ben sei “surfisti” componevano infatti la commissione di assaggio che, grazie alla incredibile disponibilità dell’Hotel Rondò di Bari (che ringraziamo sentitamente) si è cimentata in  quattro giorni di assaggi dove  alle DOC a base primitivo e negramaro  si sono aggiunti gli IGT da queste due uve (in purezza o in uvaggio).   In totale quasi 200 vini degustati. Oltre alle valutazione che troverete nella sezione degustazioni potrete una disamina attenta sui risultati del primitivo e del negramaro negli articoli di Pasquale Porcelli (clicca qui) e Enzo Scivetti (clicca qui), il mio compito sarà invece quello di vedere la situazione da un punto di vista leggermente defilato, partendo dal mio non essere “autoctono” pugliese.

Per un toscano come me, che non campa a pane e primitivo o negramaro  la situazione di questi due vitigni è abbastanza strana e si pone su piani diversi e quasi contrastanti.  Estremizzando potrei dividere in due facili categorie: Vini DOC e vini IGT. I primi , come nella favola, sono le formiche e i secondi le cicale.

In questa “favoletta” pugliese le formiche DOC (Primitivo di Gioia del Colle, Salice Salentino, ed  una buona fetta del Primitivo di Manduria) lavorano tutto l’anno per garantire una qualità sempre  costante, in alcuni casi molto alta o altissima, mentre le IGT cicala (a parte alcune ottime eccezioni) sperperano buona parte di quello che di buono hanno fatto le formiche, producendo vini abbastanza  banali, senza profondità, con scarso appeal aromatico e con prezzi spesso superiori ai vini DOC.
 Facciamo l’esempio della principale DOC del Negramaro, quel Salice Salentino che viene proposto a prezzi veramente interessanti e che ha mostrato una qualità media di tutto rispetto . In quasi tutti i Salice abbiamo trovato infatti una buona espressività del vitigno, una pulizia, un’eleganza ed una profondità aromatica e gustativa (proposta inoltre a prezzi  più che equi)  che la stragrande maggioranza degli IGT si sognano.

Se poi passiamo sul fronte Primitivo la forbice si allarga enormemente. Da una parte abbiamo quella meravigliosa formichina del Primitivo di Gioia del Colle e la formicona del Primitivo di Manduria che riescono a dare buone e anche ottime interpretazioni del vitigno, dall’altra (a parte pochissime eccezioni) una infinita serie di IGT  o poco definiti,  o solo aggressivi, o surdimensionati o magari troppo modernizzati da dosi industriali di legno.

A parte il piccolo paradiso enoico di Gioia del Colle dove sembra non tramonti mai il sole della qualità, non è che nelle altre due DOC siano tutte rose e fiori, ma certamente un ‘impronta “storico-stilistica” si sente e si apprezza. Nel variegato mondo degli IGT si trova invece di tutto : in questo mare magno il consumatore rischia di perdersi e non bastano i fari di alcune etichette a fare chiarezza.

Forse è giunto veramente il momento, per la Puglia, di puntare con forza e decisione non su nuove e fantasiose DOC ma su quelle poche storiche, cercando di farle progredire, conoscere ed apprezzare ovunque.  Questo non tramite scorciatoie fatte con l’innesto di uve internazionali ma con la salvaguardia e la crescita delle uve tradizionali, che stanno raccontando e possono continuare a raccontare storie di assoluto valore mondiale.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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