I piacevoli (pure troppo) Lugana 20114 min read

Quest’anno i nostri assaggi di Lugana sono “tornati in patria”, svolgendosi nuovamente presso il Consorzio del Lugana, che ringraziamo. Carlo Veronese, il direttore-factotum ci ha accudito benissimo mentre l’Italia impazzava dopo aver nuovamente “spezzato le reni alla Germania”.

Se nel calcio ci siamo dimostrati superiori a molti, nel vino diversi territori stanno perdendo un bel numero di partite (di vino venduto ovviamente). Nel Lugana pare non sia così:  le vendite, in crescita, sono arrivate a 14 milioni di bottiglie, il prezzo dello sfuso e dell’imbottigliato è in aumento ed oramai tante cantine del circondario “lombardo-veronese” (è una Doc spalmata su due province e altrettante regioni) devono avere per forza in gamma questo vino.

Un vino che nasce dal Trebbiano di Lugana, alias Turbiana, alias controverso (per noi) clone di verdicchio e che in poco tempo è diventato un prodotto di sicuro successo.

Un vino che non nasconde alcune peculiarità “ruffianesche”, avendole addirittura elevate a caratteristiche basilari. C’è anche da dire che il TTV (acronimo di Trebbiano-Turbiana-Verdicchio) ha trovato suoli particolarmente favorevoli che portano poi a vini con gradazioni alcoliche e strutture di grande livello per un bianco.

Il “rischio” per un vino potente e alcolico è quello di essere di non facile beva. Lo possono aiutare molto in questo senso gli zuccheri residui, che conferiscono morbidezza e rotondità. Per questo il Lugana è un bianco che può arrivare fino a 12 gr/l di zuccheri residui. Troppi? Per noi magari si ma per il mercato certamente no. Del resto in Valpolicella, non molto lontano da Peschiera del Garda, stiamo assistendo da anni al fenomeno dell’Amarone e del Ripasso, vini dove il residuo zuccherino sta giocando un ruolo importante.

Così senza falsi pudori si fissa il limite a 12 grammi-litro: ne abbiamo parlato con tecnici veneti di altre zone  e tutti sono stati concordi nel ritenere la cosa assolutamente in linea se si vuole dare piacevolezza ad un vino con tali caratteristiche di base. Quindi…chi siamo noi per criticare?

Altra caratteristica del Lugana è quella di non avere grandi aromi primari: a questo si è posto rimedio come nel resto dell’universo mondo, cioè permettendo l’aggiunta di altre uve. Questo porterà forse a non avere grande tipicità ma sicuramente sentire note di Chardonnay o di Sauvignon in vini ampi e rotondi è un modo quasi certo per fare breccia nel bevitore.

Inoltre vi sono altri elementi non trascurabili che hanno portato al successo del Lugana: da una parte la vecchio detto “Non c’è niente che da più successo del successo” e dall’altra, last but not least,  un netto miglioramento generalizzato delle lavorazioni in vigna e soprattutto in cantina, che stanno permettendo vinificazioni più attente, precise e pulite. Quest’ultimo è sicuramente un punto basilare e siamo stati felici nel constatare che praticamente nessun vino (su un centinaio assaggiati) ha mostrato problemi di cattiva o approssimativa vinificazione.

Riassumendo: prendi un vitigno non certo nobile ma perfettamente adatto al territorio, vinificalo sempre meglio, lasciagli qualche grammo di zucchero residuo per dargli piacevolezza e magari permettiti qualche iniezione (autorizzata) di altre uve per caratterizzarlo dal punto di vista aromatico, mettilo sul mercato ad un prezzo abbordabile et voilà.

Questo mix di successo tocca soprattutto il Lugana “base”, mentre la versione Superiore stenta ad ingranare: i produttori stanno così pensando a qualcosa di diverso: staremo a vedere.

Adesso veniamo ai nostri assaggi che hanno ribadito quanto detto fino ad adesso. Ben 40 vini con tre o più stelle (40.4%) e quasi 70 sopra a 2.5 stelle (69.69%) vuol dire che la denominazione produce buoni vini praticamente “a tappeto”. Questo nonostante l’annata 2011 non sia stata sicuramente delle migliori.

Quindi  buone notizie dalla zona di Peschiera del Garda con alcuni piccoli punti interrogativi. Il primo è sull’estrema “piacionità” del vino che rischia di portare verso sensazioni troppo “moelleux”, facendo perdere riconoscibilità e "pasteggiabilità" al prodotto. Il secondo sulle solite bottiglie che definire troppo pesanti, inutilmente pesanti, è fargli un complimento. Il giorno in cui i produttori di Lugana smetteranno di camuffare il loro vino dietro chili di vetro sarà proprio un bel giorno!

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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