Gavi 2006: una conferma!3 min read

Sembra una battuta ma Mauro Delfino,  Direttore del Consorzio di Tutela del Gavi è preoccupato perchè in zona le cose stanno  andando troppo bene. “Non esiste un goccio di vino in cantina, tutto venduto a cifre nettamente superiori alle aspettative!” Questa frase, che molti direttori di consorzio farebbero carte false per poter pronunciare (senza mentire!!!) suona quasi sinistra in un territorio che è riuscito più volte nell’impresa di farsi male da solo. Non voglio rivangare la storia dei due consorzi (che sembra rientrata con l’attribuzione all’ente diretto da Delfino dell’Erga Omnes), dell’immagine inesistente a livello nazionale, dei prezzi troppo elevati rispetto alla qualità che avevano causato la grande crisi dei primi anni novanta, dell’assoluto immobilismo che attanaglia la stragrande maggioranza dei produttori locali, sordi come campane a termini come investimento, promozione, pubbliche relazioni.
Quello che voleva dire Mauro è che i vignaioli gaviesi sono molto facili nel montarsi la testa, come altrettanto velocemente sono soggetti a scoramenti assoluti in momenti di magra. In una condizione del genere riuscire a tenerli uniti, reattivi e attivi nel promuovere questo bianco in terra di grandi rossi è impresa sicuramente difficile, visto che la Langa  è a meno di un’ora di macchina ma sembra lontana anni luce.
Toccando quindi ferro per il futuro del Gavi mi accingo ad assaggiare l’annata 2006 (nonchè le due verticali di vecchie annate: vedi “Dal Gavi al Gablis, ovvero come invecchia bene il Cortese)  che sulla carta dovrebbe essere stata quasi superiore all’ottimo 2005. Più di ottanta i vini in degustazione. Se dovessimo usare un solo termine per inquadrare l’assaggio dovremmo dire “conferma”. Conferma che il Gavi sia tra i migliori bianchi italiani. Una qualità media indubbiamente alta, con ben il 36% dei vini assaggiati che raggiunge e supera le tre stelle e con oltre l’80% dei vini che si attesta dalle due stelle in su.
In questo quadro abbastanza roseo (che conferma anche il Gavi come vino con peggior rapporto immagine/qualità d’Italia….) non faremmo il nostro lavoro se non cercassimo di evidenziare alcune crepe che, allargandosi, potrebbero creare non pochi problemi di identità. In alcuni vini abbiamo trovato infatti aromi che ricordano un po’ troppo il Sauvignon ed in un discreto numero di campioni ci è sembrato di percepire una rotondità eccessiva, non certo dovuta solo alla buona maturità dell’uva. Questi trucchetti, che sicuramente rendono il vino più piacione ed immediato rischiano di snaturarlo e di farlo diventare –mi si passi il termine- il surrogato di vini con aromi e strutture naturalmente più potenti. Forse servirà per vendere qualche bottiglia in più sul momento ma col tempo il rischio è di abituare il consumatore ad uno pseudo-Gavi, senza quelle caratteristiche di finezza e di eleganza che lo devono contraddistinguere.
Ma torniamo ai nostri Gavi, quelli dove il Cortese si esprime al meglio: nel 2006 mostrano una bella freschezza ed un buon corpo. Forse il 2005 era leggermente più intrigante al naso ma speriamo che qualche mese in bottiglia possa dare una mano. Complessivamente il voto all’annata è un 7.5, che potrebbe alzarsi riassaggiando i vini tra due-tre anni. Ma qui entriamo nel campo della longevità del Cortese e non voglio ripetermi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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