Degustazione Oltrepò Pavese: luci e ombre2 min read

“Di tutto un po’” potrebbe intitolarsi così il resoconto dei nostri assaggi targati Oltrepò Pavese. Infatti quest’anno ci sono arrivati anche vini in prima battuta non richiesti, ma che a ben vedere ci hanno permesso di centrare meglio il nostro focus.

 

Infatti per la prima volta abbiamo degustato dei bianchi fermi, spumanti non DOCG e rossi particolari come il Sangue di Giuda e tutto questo “spaziare” ci ha permesso di capire alcune cose.

 

La prima è che, volenti o nolenti in Oltrepò Pavese devono puntare a rivalorizzare la Bonarda. Infatti anche in una vendemmia tragica come la 2014 questo vitigno, particolarmente nella versione frizzante, esprime sempre e comunque una grande vitalità ed una piacevolezza di livello. Forse non sarà facile ma un vitigno che da sempre buoni risultati non può essere considerato come la Cenerentola del territorio.

Certo, i campioni non erano tanti ma l’idea formatasi in vari anni di assaggi quest’anno si è ancora più rinsaldata.

Anche perché, se si parla di rossi, purtroppo questa volta i Pinot Nero ci hanno veramente deluso: poco intensi al naso, semplici in bocca, ti fanno pensare che la voglia di migliorare sia in vigna che in cantina sia stata per il momento “abbandonata in soffitta”.  Sugli altri rossi, cioè Barbera e Sangue di Giuda, i campioni erano troppo pochi per dare una valutazione, anche se un Sangue di Giuda ci è sembrato di buon livello.

 

La seconda cosa è che il Cruasé e comunque gli spumanti DOCG sembrano segnare i passo rispetto a vini VSQP. Questo per una denominazione non è certo un bel segnale ma per un territorio avere alcune certezze “spumanti” pur non DOCG può essere importante se sfruttato nella maniera giusta.

Questa “maniera” comporterebbe forse un maggiore affiatamento tra le cantine, cosa che non sembra proprio realizzabile in tempi brevi, ma la speranza è sempre l’ultima a morire.

 

La terza cosa è che i bianchi fermi non sono certo un’arma per sfondare nel mercato nazionale. Spesso imprecisi e poco riconoscibili, pur mettendoci di mezzo l’annata difficile, non si può certo classificarli come vini di buona levatura.

In definita una degustazione con luci e ombre, anche se alcuni vini degustati ci hanno colpito molto favorevolmente.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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