Degustazione Chianti Classico 2013: non male, grazie a….3 min read

Alla fine della scorsa vendemmia in Chianti Classico (e non solo) girava questa battuta “Cosa ci può essere di peggio del 2013? Il 2014!”. Modo sintetico per presentare due annate fresche-fredde-piovose difficilissime, precedute del resto da due vendemmie calde torride, anch’esse molto difficili.

 

Così mettendoci di fronte ai Chianti Classico del 2013 le aspettative non erano certo alte, ma mano a mano che andavamo avanti negli assaggi i nostri dubbi si sono in buona parte dileguati.

 

Una delle prime annotazioni da fare è che il Chianti Classico ha fatto negli ultimi 15-20 anni passi avanti enormi sia in vigna che in cantina. Infatti la 2013 può essere paragonata a due vendemmie  passate tristemente alla storia, come la 2002 o addirittura la 1989. Di quelle due vendemmie si salvò molto poco, ma da allora di acqua sotto i ponti (ops!) ne è passata parecchia e i risultati si sono toccati adesso con mano, pardon con bocca.

 

I Chianti classico del 2013 non hanno certo quel corpo e quella potenza che era impossibile avere, ma sono riusciti a presentarsi nella migliore delle vesti possibili, vista l’annata. 

Questo grazie a nasi freschi, giovanili, fruttati e indubbiamente piacevoli e poi a bocche equilibrate ma sempre dotate di giusta e spesso sapida freschezza. Alla fine dei salmi solo pochissimi vini hanno ottenuto meno di 2.5 stelle e questo vuol dire che l’annata difficile è stata superata alla grande.

 

Tra l’altro sono vini che a tavola fanno e faranno figure ancora migliori rispetto ad una degustazione bendata, e dato che il vero scopo del Chianti Classico non è certo quello di vino da concorso ma di compagno di pranzi o cene,  dobbiamo dire che i produttori chiantigiani sono stati bravi a capire l’annata e ad interpretarla.

 

Bravi anche perché molti hanno mantenuto i prezzi a livelli indubbiamente concorrenziali, così da poter segnalare diversi vini per un ottimo rapporto qualità/prezzo.

 

Ci sentiamo adesso di fare un’osservazione che potrà non piacere a qualcuno, ma il buon risultato complessivo della vendemmia 2013 crediamo sia da attribuirsi in buona parte non tanto e non solo al sangiovese ma anche e soprattutto a quei vitigni che da sempre, o da tempi più recenti,  gli fanno da spalla.

 

Infatti la stragrande maggioranza dei vini migliori hanno al loro interno sia dosi di canaiolo, colorino e malvasia nera, sia di merlot e cabernet sauvignon. Del resto il senso di queste altre uve è (o dovrebbe essere) quello di affiancare,  di spalleggiare il sangiovese nelle annate in cui questo non riesce ad esprimersi al meglio sia dal punto di vista aromatico, sia da quello dell’ equilibrio al palato.

 

Nel 2013 è accaduto proprio questo e la bella freschezza e bevibilità di tanti Chianti Classico è dovuta in buona parte a quel 15-20% di altre uve “paracadute”, che hanno fatto alla grande il loro mestiere.

 

Se i produttori chiantigiani sono stati bravi con il Chianti Classico 2013 per quanto riguarda la Riserva 2012 e soprattutto la Gran Selezione (di annate dal 2012 al 2010) le cose cambiano…ma di questo vi parleremo martedì. Oggi invece chiudiamo ringraziando il Consorzio del Chianti Classico per l’aiuto che, come sempre, ci ha dato.

 

 

 

Hanno partecipato alla degustazione: Alessandro Bosticco, Giovanni Solaroli, Gianpaolo Giacomelli, Carlo Macchi.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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