Barolo 2012: annata difficile ma tanto di cappello!3 min read

E finalmente siamo arrivati a parlare di Barolo 2012! Quasi cinquecento tra assaggi e riassaggi  per farsi un quadro crediamo abbastanza esaustivo di una vendemmia non certo “del secolo” ma sicuramente con caratteristiche molto interessanti.

 

Saltiamo al volo il fatto di essere arrivati ultimissimi a commentarli, fatto che abbiamo già spiegato qui e diamo due veloci cenni sull’annata 2012, vendemmia tra le più calde del nuovo secolo, non calda solo in un mese ma praticamente da maggio a settembre. I nebbioli, se hanno resistito, hanno avuto un mesetto buono prima della vendemmia per “rimettersi in sesto” ma sicuramente alcuni squilibri agronomici ci sono stati.

 

A maggio per Nebbiolo Prima, dopo la prma tornata di 2012 avevamo detto che “annata piuttosto calda, irregolare, ancora in parte incomprensibile specialmente al naso. I produttori dicono che è stata più siccitosa che calda, ma alla fine dei salmi il risultato è da annata calda, con nasi che vanno dal quasi muto all’ abbastanza maturo, tannini ruvidini e soprattutto mancanza di profondità gustativa.”

 

Se si considerava anche il risultato non certo eclatante lo scorso anno dei barbaresco 2012, non si prospettava certo una vendemmia da far sfilare sul red carpet e invece questi “reds” hanno mostrato molta più finezza e complessità di quanto si potesse immaginare.

 

Qui voglio forse inimicarmi  tutti i miei  amici produttori di barbaresco, ma tra le due denominazioni non si può non vedere un cambio di marcia netto, specie in annate difficili. Considerando che molti produttori di barolo fanno anche barbaresco mi verrebbe da considerare la diversità solo dal vigneto, ma capisco quanto questo possa essere riduttivo e parziale.  Perciò immagino (qui le certezze non ci sono) che il barolo, grazie ad un anno in più e grazie soprattutto al fatto di aver preso per primo, in passato,  il toro enologico per le corna (last but not least la diatriba tra modernisti e tradizionalisti, adesso sterile ma allora foriera di belle discussioni) abbia oggi una maggiore comprensione e conoscenza sia di quanto si porta in cantina sia di come trattarlo.

 

Secondo me una delle differenze provenienti dal passato è che il barolo ha sempre avuto discussioni “sul” vigneto prima del barbaresco e oggi riesce a reagire meglio alle varie difficoltà climatiche (aspetto il 2014 per confermarlo…).

 

Insomma, uno scalino qualitativo così chiaro e netto non riesco a spiegarlo in altro modo: forse sbaglierò e quindi aspetto e accetto ben volentieri pareri discordanti.

 

Come, alla fine dei salmi, sono rimasto sorpreso dai quasi cinquanta vini ( sul 311, più del 15%) che sono arrivati almeno a 3.5 stelle.

Un numero così alto di barolo con alti punteggi non solo non c’era mai stato anche e soprattutto percentualmente, ma viene fuori proprio in un’annata difficile. Questo forse vorrà dire che l’annata è stata difficile ma ben interpretata, ha sfornato vini abbastanza pronti sin da subito e senza avere una marca di legno esagerata (nella media, naturalmente).

 

Insomma, i barolo 2012 sono vini forse con dei tannini un po’ ruvidi, forse non invecchieranno per secoli (diciamo una media di 20 anni) ma sicuramente hanno bocche di bella pienezza con buona profondità e nasi magari con una nota alcolica lievemente sovradimensionata, ma che comunque soddisfanno per complessità, nettezza e per possbilità di abbinamento.

 

Se i grandi produttori si vedono nelle piccole annate allora le grandi denominazioni si capiscono e si valutano in vendemmie come il 2012.

Per questo faccio tanto di cappello ai barolisti e ai loro vini.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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