Assaggi bianchi friulani: Friulano, Ribolla e blend3 min read

Ed eccoci arrivati alla fine del nostro “trittico”, che ci ha visto commentare gli assaggi di quasi 250 bianchi del Friuli Venezia Giulia. Oggi chiuderemo “in gloria” con il vitigno bianco un tempo più rappresentativo della regione, il Friulano, a cui affiancheremo un altro importante autoctono come la Ribolla Gialla e gli uvaggi, quelli che un tempo venivano chiamati Superwhites.

 

Ho scritto “vitigno un tempo più rappresentativo” perché oramai è stato superato e non di poco (grafico 2) in ettari piantati sia dal Pinot Grigio che dalla Glera, inoltre se ne pianta sempre meno (-7% nel periodo 2010-2013) e questo non può che voler dire, con un giochetto di parole, che oramai il Friulano interessa sempre meno ai produttori friulani.

 

Eppure i risultati della difficilissima annata 2014 non sono stati poi tanto tragici. Intanto, anche se non è fondamentale per la qualità, hanno praticamente tutti una bella tonalità di colore e al naso, chi più chi meno presentano alcune fini connotazioni leggermente verdi e/o vegetali.

Queste potrebbero derivare dalla “matrice” Sauvignonaz o semplicemente dall’annata molto fresca, ma vengano da dove vogliono perché non sono mai troppo invasive e ben si sposano alle classiche note floreali.

Forse  sono leggermente  più vegetali nei Colli orientali, dove mediamente abbiamo dei Friulano di buon livello con alcune punte interessanti, mentre nel Collio tendono ad essere più piacioni e rotondi, sicuramente meno vibranti ma adesso più pronti.

Sono convinto che molti di questi 2014, da qualsiasi zona provengano,   quando avranno ammorbidito alcuni spigoli (diciamo tra 6-8 mesi) saranno sicuramente meglio e comunque avranno medie  possibilità di invecchiamento, diciamo per 3-5 anni.

 

Passiamo alla Ribolla Gialla, che nel triennio 2010-2013 ha avuto un aumento degli impianti del 10%, quasi sicuramente per produrre vini spumanti. Nei vini fermi, ferma restando la fetta degli orange wine friulani “non pervenuti”, l’annata 2014 non ha dato eccezionali risultati anche se alcuni prodotti molto interessanti li abbiamo trovati.  

La nostra paura era quella di trovare chiusure amare su acidità ancora più spiccate del normale, mentre invece pur avendo riscontrato qualche nota troppo citrina, nel complesso (specie aspettando alcuni mesi) siamo convinti che diverse Ribolla Gialla 2014 risulteranno  di buon livello, sicuramente insperato subito dopo la vendemmia.

 

Con gli uvaggi non tocchiamo praticamente l’annata 2014, avendo come vendemmie di riferimento la 2013 e la 2012. Bisogna dire che i migliori, oltre ad essere fedeli interpretazione della vendemmia (tendenzialmente più caldi e corposi i 2012, più freschi ed eleganti i 2013) hanno finalmente raggiunto un livello quasi ottimale di uso del legno.

Questo spero metta definitivamente nel dimenticatoio quei bianchi monolitici e imbevibili che avevano dominato negli anni precedenti.

 

Anche nell’annata 2012 gli uvaggi hanno mostrato duttilità e buona finezza, cosa ancora più accentuata nei 2013.

 

Tutto questo non può far che ben sperare per il futuro di questa categoria, di solito messa in commercio ad un prezzo superiore ma spesso senza che questo avesse una reale giustificazione.

Dai nostri assaggi sembra finalmente che i blend stiano piano piano andando verso una “movimentata complessità"  che si unisce benissimo all’eleganza e alla piacevolezza, e questo……. ci fa molto piacere!

 

A questo punto vi diamo appuntamento a quando le temperature si saranno abbassate, e non di  poco, con i vini dolci “Made in Friuli”.

 

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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