“Vulcaniani” dalle forti emozioni.4 min read

Si è svolta a Soave, lo scorso 5 giugno una interessante manifestazione sui vini provenienti da suoli vulcanici. Si chiamava “Vulcania, tutti i colori del bianco” e noi ci abbiamo inviato il più vulcanico dei nostri redattori, Pierlorenzo Tasselli. Di seguito le sue sensazioni.

Sì, è una buona idea, quella dei vini “vulcanici” . Nel senso che ci si diverte, si assaggiano cose interessanti e alla fine siamo tutti contenti . Se poi non si trova il fingerprint inequivocabile, che a lettere di fuoco dichiari l’ origine vulcanica del vino, poco male : lo sapevamo dall’’inizio e era nelle regole del gioco.

Nella ricerca del tratto che accomuna i vini nati sul vulcano, ha avuto successo Fabrizio, che ha proposto il “Carattere” . Tutti i vini avevano indubbiamente un gran carattere, niente di scontato.
Quello che ci saremmo aspettati ( ma è un pregiudizio ) era piuttosto la sapidità dei minerali, che in effetti c’è, in tutti i vini, ma non così marcata e così costante da farne un elemento diagnostico : nessuno sarebbe in grado, assaggiando alla cieca campioni misti, di individuare quelli provenienti da un terreno vulcanico.

Applausi per la degustazione finale, che ha messo uno accanto all’ altro vini dell’ Etna, di Lanzarote, di Santorini, Pantelleria…sensazioni forti, il contrario della monotonia.

Nel pomeriggio sono stati proposti assaggi volanti di Soave, con i piedi sul suolo di cui si parlava, per farci capire il nesso fra il vino e la terra (a partire dalla divisione maggiore  fra il Soave che nasce sul calcare e quello che nasce sul basalto, con un terzo personaggio : il Soave che nasce in barrique, e ricorda a malapena la vigna). Ma , in questo caso, il raffronto con i suoli era più dettagliato, a livello di sottozona.
Solo che l’ assaggio era un po’ caotico: era impossibile prendere appunti e, per quanto le impressioni fossero forti, la memoria umana, avariata dall’ Alzheimer, stentava a registrarle . Era anche difficile accedere alle sputacchiere, e quindi difficile resistere alla pulsione a berli, con il rischio di finire imbriachi.
Di fronte a un panorama di vigne che immiserisce la Cote d’Or , il vento sul cucuzzolo ci ha restituito lucidità, e ha dato vita a una bella scena, con il manipolo di intrattenitori aggrappato all’ ombrellone , che voleva volar via; un po’ Mary Poppins, un po’ alzabandiera su Okinawa .

A un rilievo blandamente critico sulla simpatica indisciplina degli assaggi pomeridiani, l’ ottimo direttore del consorzio, Aldo Lorenzoni , ha replicato che in questa occasione il Soave non doveva rubare la scena agli altri vini, doveva svolgere il ruolo di ospite discreto.
Gliela dò per buona.
Tanto più che la discrezione se la poteva permettere , comunque il contesto ha il suo peso. Infatti , sarà forse autosuggestione, ma alla fine  quelli che mi sono parsi più segnati dal terreno vulcanico sono stai proprio i Soave e i Recioto. Aggiungiamoci il clamoroso passito di Pantelleria , che ( ancora autosuggestione? ) sapeva di dattero, oltrechè di vulcano.

Nella mattinata il Culturale ha preceduto il Ricreativo.
I relatori, di alto profilo scientifico, erano incerti sulla tecnica di comunicazione con il pubblico ( di alto profilo agronomico ). Qualcuno ha scelto la semplicità divulgativa, con il rischio di dire pochino, altri hanno preferito un tecnicismo moderato, con il rischio di farsi capire pochino.
Con un minimo di alfabetizzazione scientifica, le relazioni risultavano godibili.
Fra le informazioni che ci sono state fornite, ve ne segnalo un paio :
1) i terreni vulcanici ( soprattutto i più importanti, gli Andosuoli ) sono un ambiente ostile alla filossera , per cui le viti allevate su questi suoli sono quasi tutte su piede franco. Autentici endemismi superstiti .
2) i minerali ( anzi gli elementi, anzi gli isotopi ) che vengono metabolizzati dalle viti e accumulati nel vino, possono essere diagnosticati con analisi relativamente semplici, su quantità di vino minime ( per la gioia dell’ analista, che si beve il resto della bottiglia ). Una tecnica sicura e poco dispendiosa per individuare l’ origine del vino. Questo non solo per i terreni vulcanici

Tremate, assemblatori disinvolti, tremate.
Per quanto ci riguarda , batteremo su questo tasto.

 

Pierlorenzo Tasselli
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