Non so proprio da dove cominciare! Mi sembra di essere un novello (anche se meno sfigato) Gano di Maganza e rischio di essere squartato, da almeno due cavalli, in quello che enoicamente e non solo ho di più caro: Giulio Gambelli da una parte e l’assoluta ignoranza e superficialità di persone che dovrebbero informare con correttezza e attenzione.
Provo a spiegarmi: L’azienda San Donatino, cantina chiantigiana che in vita seguiva e amava Giulio Gambelli, ha messo in commercio un vino che in etichetta ha il nome di Mr. Brett. Non è un nome di fantasia purtroppo, è un vino dove il brettanomyces e gli “aromi” che si porta dietro caratterizzano il vino.
Mi immagino Giulio, se fosse stato ancora vino, come avrebbe reagito ad una situazione del genere, specie se evidenziata in etichetta e regolarmente imbottigliata. Lui che aveva della pulizia enologica un rispetto assoluto, lui che aveva come motto “Pulisci, lavora e poi pulisci”, lui che ha interrotto rapporti per molto meno, non immagino cosa avrebbe fatto e detto al produttore.
Devo dire che soffro quasi come avrebbe sofferto Giulio perché la cantina è di quelle conosciute, spesso prese ad esempio di “Gambellianità dei vini” e non a caso, visto che alcune loro annate di Chianti Classico e di Riserva sono veramente di alto livello.
Ma quello che veramente mi fa disperare per il futuro è l’articolo dove ho letto di Mr Brett, e non voglio fare il nome del blog per carità cristiana, anche perché vi scrivono colleghi e persone che conosco bene e rispetto, ma qui l’orrore, pardon l’errore, è troppo grave per tacere.
Per sua fortuna l’articolo non è firmato e quindi non si riesce a puntare il dito su chi ha scritto questa frase “L’apoteosi del vino diverso è “Mr. Brett” un Cabernet Sauvignon 2013 dell’Azienda Agricola San Donatino di Castellina in Chianti prodotto da Léo Ferré (sic). Si avete letto bene un vino rosso nel quale il brettanomyces è parte integrante e distintiva del prodotto”. Inoltre tra i link in alto, sopra all’articolo si ritrova un Leo Ferré che non porta a niente… e vorrei vedere.
Leggendo queste righe e controllando inutilmente il link, sperando in una tardiva correzione, non sai se piangere o ridere perché un grave errore enologico come un vino col brettanomyces viene presentato da chi a sua volta compie un errore storico, culturale, musicale se vogliamo, affermando che il vino lo produce uno dei più famosi cantautori francesi MORTO NEL 1993.
Ma santa madonna, lo sanno anche i sassi che da quando è morto questo famosissimo cantautore anarchico, che ha scritto parole e musiche indimenticabili, la cantina è, dal 1993, della moglie Marie-Christine e dei figli e sicuramente al banchetto dove chi ha scritto ha assaggiato il vino non ha trovato il fantasma di Leo Ferré ma la moglie o i figli.
Sono stato incerto se scrivere o meno queste righe ma non potevo passare sotto silenzio due fatti per me molto gravi. Da una parte autosdoganare un puzzo e un difetto enologico come un pregio (facendolo pagare ben 8 euro!) dall’altra non avere non solo un minimo di conoscenza storico-musicale (che non sarebbe drammatico), ma non controllare minimamente cosa si scrive.
Mala tempora currunt