Uno dei mercati del futuro è certamente quello del vino in lattina, che magari in Italia non ha molto seguito ma negli Stati Uniti vede numeri importanti.
Uno “stop tecnico” allo sviluppo di questo mercato oltreoceano pare stia arrivando a causa di un problema che porta il vino in lattina a puzzare di uova marce.
Chi produce e vende vino in lattina ha iniziato da tempo ha studiare questo fenomeno e la prima cosa che ha capito è che non dipende dal vino, se non in parte, ma soprattutto dal contenitore.

L’agente scatenante sembra sia l’anidride solforosa (magari usata in dosi non omeopatiche nei vini) che sopra a certi livelli, entrando in contatto con l’allumino della lattina si trasforma in idrogeno solforato, portando quindi all’odore di uova marce.
Dato che la stragrande maggioranza dei vini in lattina è bianca o frizzante, l’uso della solforosa è sicuramente importante e quindi sembra un problema di non facile soluzione, ma recenti studi hanno trovato una via di fuga: una pellicola in plastica che, applicata nella parte interna della lattina, evita il contatto tra alluminio e vino.

Questi polimeri, riciclabili per uso alimentare, sono stati studiati dalla Agriculture and Life Sciences della Cornell University (Stato di New York) e pare che possano risolvere il problema.
Tutto questo mi lascia con un po’ d’amaro in bocca per chi si è bevuto un vino che può “cambiare” a contatto con un determinato contenitore.
Per non sapere né leggere né scrivere rimango “attaccato alla bottiglia in vetro”! Astenersi da facili battute, sia sulla seconda parte della frase, che sulla prima.
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