Uno studio “alla Catalano”: bere un calice in un bella enoteca ti fa bene!1 min read

Di studi che potremmo definire “superabili” ne è pieno il mondo ma questo portoghese è particolarmente importante per sfondare una serie di porte aperte.

Dietro allo studio universitario “Il potere di Dioniso-Effetti del vino rosso sulla coscienza in un contesto naturalistico” c’è un metodo di indagine talmente geniale e approfondito che ci si meraviglia di come sia potuto venire in mente.

Sono state prese un centinaio di persone di varie età, che da adesso chiameremo “cavie fortunate” e sono state  fatte accomodare in una bella enoteca di Lisbona: da soli, in due o a gruppi di sei. Non gli hanno dato molto vino (40.98 g. di etanolo) ma hanno notato che, udite udite, “Il vino rosso aumentava il piacere e l’eccitazione, diminuiva la consapevolezza del tempo, rallentava il passaggio soggettivo del tempo, aumentava l’attenzione sul momento presente, diminuiva la consapevolezza del corpo, rallentava la velocità del pensiero, trasformava l’immaginazione più vivida e rendeva l’ambiente più affascinante.”

E io che pensavo che invece un calice di vino rosso bevuto in una bella enoteca stimolasse l’incazzatura e portasse a sviluppare comportamenti asociali. Meno male è arrivato questo studio.

Però rilancio e a questo scopo chiedo l’aiuto della nostra Sara Boriosi, che ha aperto da pochissimo una bellissima enoteca a Perugia. Chiedo a Sara di domandare ai suoi avventori, dopo un calice di rosso (usiamo le stesse regole) se si sentono meglio o peggio. MI aspetto una classifica dettagliata che pubblicherò su Winesurf.

Magari potrebbe assurgere a studio di livello universitario e visti i precedenti portoghesi non mi meraviglierei di dover un giorno, assieme a Sara, presentare i risultati all’Università di Perugia.

Mala tempora currunt

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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