Solitamente quando viaggio e incontro produttori ho sempre con me un’agenda dove mi segno le domande da fare, dalle più semplici fino a quelle più stronze. Da queste poi scaturiscono simpatie, confidenze, amicizie, disaccordi, contrasti e addirittura litigi. Ma per quel che io possa ricordare solo una volta ho dovuto lasciar perdere queste domande e semplicemente stare in silenzio. E’ stato quando ho conosciuto Lionel Cousin nel suo podere a Camigliano.
Ascoltarlo parlare delle sue vigne, mentre camminavamo al tramonto in questo fazzoletto di terra, che da un lato sembra Toscana e dall’altro Francia, vicino al suo piccolo podere circondato dal silenzio dei cipressi, è stata per me una conferma della bellezza del mio lavoro che ha dato la possibilità, a me cosi piccolo, di poter conoscere un uomo cosi grande.
Lionel ha avuto un percorso come vignaiolo più difficile di tanti altri. Per troppi a Montalcino e in Italia era “il francese” quindi svantaggiato gioco forza, quello della botte piccola quindi un modaiolo, quello che non è sulle guide dei nomi che contano quindi uno che non conta. Ma per tanti altri, come Henri Jayer o Jacky Rigaux, era un produttore straordinario, con una visione del mondo diversa, che sognava di vedere nella sua bottiglia quello che aveva intravisto nei grandi vini del suo paese.
A Lionel parlare di vino, o almeno del suo, non interessava tanto quanto capire e conoscere chi lo andava a visitare. Abbiamo sempre parlato principalmente di musica, pittura, cinematografia. Forse grazie a questa sensibilità riusciva a camminare in vigna possente ma rispettoso, attento. E con questa stessa passione ha rappresentato l’Italia in Francia a les Journées Henri Jayer
Lionel ci ha lasciato nella notte del 24 Aprile. Mando qui le condoglianze e un fortissimo abbraccio alla famiglia e un augurio di buona fortuna a Andrea Polidoro, che si trova sulle spalle la responsabilità di portare avanti il lavoro di un vero, grande, maestro del vino.
Lunga vita a Cupano.