Tessa Donnadieu: un Export Manager in primo luogo deve convincere e far appassionare11 min read

Tessa Donnadieu, francese di Nimes,  è responsabile per l’estero di un’importante cantina sociale dell’astigiano. Con lei abbiamo parlato di tematiche commerciali internazionali e di come una donna riesca, con successo, ad approcciarsi a questo difficile e competitivo settore del mondo del vino.

Winesurf: “Partiamo dalla partenza:  tu sei francese, di Nimes e quindi hai buona conoscenza del mondo del vino francese e del modo di vedere il vino in Francia: in che cosa è simile o, all’opposto, molto diverso rispetto al nostro?”

Tessa Donnadieu: “Di simile ha che le zone di produzione sono estremamente variegate. Per quanto riguarda la Borgogna, per esempio, trovo molte somiglianze con il Piemonte, con zone e sottozone ben precise: in entrambe si parla molto di terroir e sono abbastanza simili nel modo di comunicarlo. Però in Italia non esiste un modo di comunicare il vino sotto un unico cappello: in Francia c’è la denominazione Vin de France che ingloba tante denominazioni e sempre si parla di vino francese, mentre in Italia questo tipo di comunicazione e organizzazione non l’ho ritrovata. Non c’è un “superconsorzio” ma al livello più ampio la promozione è divisa, al massimo, per regione. Secondo me sarebbe bello, andando all’estero, avere una promozione con un unico marchio che è Italia. Altra cosa sono i vitigni autoctoni: l’Italia ne ha molti, la Francia molti meno, però è più difficile comunicarli.”

W. “Sono uno di quelli che non riesce mai a capire un ruolo aziendale se scritto in inglese, quindi, anche se export Manager è facile da tradurre cosa fa realmente un export manager?”

T.D. “Un Export Manager è il responsabile per l’estero dell’azienda e … fa tutto! (ride). Rido perché  le mansioni si ampliano sempre. Personalmente ho sempre di fronte il calendario e devo pianificare tutto l’anno. Il primo compito è naturalmente quello di generare il fatturato dai clienti esteri e ci sono azioni che un Export Manager deve implementare per raggiungere il suo scopo. La prima, come detto, è pianificare l’anno cercando i momenti migliori per intercettare buyer esteri: per incontrarli utilizziamo fiere di settore  e viaggi “sul mercato” che possono essere di vario tipo e con diversi obiettivi. Se non conosco una zona mi organizzo un viaggio di prospezione per capire quali sono gli importatori, come incontrarli e cercare di creare un collegamento. Poi ci sono viaggi di mercato affiancando un nostro cliente/importatore in loco e poi ci sono viaggi dove, assieme all’importatore e al nostro ufficio stampa, organizziamo incontri con la stampa di settore e non. Comunque il mio lavoro è essenzialmente B2B, ma può capitarmi anche di confrontarmi con i consumatori finali, per esempio nei viaggi che organizza il Gambero Rosso. Devo anche riuscire a capire come posizionare al meglio il nostro vino tenendo presente che siamo in una competizione mondiale, con Vecchio Mondo e Nuovo Mondo, e devi proporre prezzi adeguati tenendo ben conto di molti parametri.”

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Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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