Taurasi anteprima 2013: riflettiamo!4 min read

A mente fredda eccoci a parlare dell’anteprima Taurasi svoltasi nei giorni scorsi (8-9 marzo) finalmente in una location di minor impatto architettonico e storico ma sicuramente mille volte meglio dal punto di vista della comodità degustativa e non solo. Quindi un bravo ai ragazzi di Miriade & Partners per la scelta sicuramente non facile ma vincente.

Veniamo ai Taurasi e prima di immergerci nelle elucubrazioni sull’annata presentata (2009) e su quelle ripresentate (2008, qualche 2007 e 2006 riserva) forse conviene partire dalla retrospettiva sulla vendemmia 2003 che, pur presentando non moltissimi vini mi ha ancora di più confermato una sensazione che potrei  sintetizzare con il motto “Taurasi, un vino a due velocità”.

Assaggiando i 2003 e pur ricordando benissimo come quest’annata fosse stata caldissima e difficile in tutto lo stivale le sensazioni che mi colpivano erano di segno quasi opposto. Da una parte una certa avanzata maturazione nelle sensazioni olfattive(peraltro prevedibile e giustificabile)  e dall’altra una grana tannica ancora estremamente giovanile e “burbanzosa” che però pagava dazio sulla qualità finale del tannino. Questi 2003 mostravano insomma  caratteristiche “a due velocità” con nasi più maturi che terziarizzati e bocche ancora rustiche e per niente domate dagli anni.

Il giorno dopo, di prima mattina, ci siamo concentrati sulla nuova annata, il 2009. Annata talmente nuova che non solo erano presenti una quindicina di vini imbottigliati ma la stragrande maggioranza dei produttori deve ancora mettere in commercio il 2008!

Comunque assaggiamo e poi riassaggiamo anche una buona fetta dei 2008 degustati lo scorso anno.  Le sensazioni sull’annata 2009 sono quelle che già i produttori  avevano anticipato nel convegno della sera precedente. Possiamo definirla annata difficile, piovosa, a scatti, da aspettare…possiamo definirla come vi pare ma il succo è che i Taurasi 2009 non saranno certo al livello del 2008. Se ci dovessimo basare su questi assaggi il voto all’annata sarebbe veramente basso e quindi…parlo di altre cose, forse più importanti che degustare e commentare adesso vini  che arriveranno in enoteca tra 15-18 mesi come minimo.

Per farlo metto assieme anche altre annate (2007-2006-2005-2004 e anche 1996 ) di vini degustati sia negli assaggi ufficiali sia nelle visite fatte in cantina. Ad un certo punto mi sono messo a fare un parallelo mentale tra Taurasi e Barolo, perché la grande e spesso indomita tannicità del primo mi ricordava gli anni della gioventù del secondo. La differenza sostanziale è però che nei Taurasi il passaggio dall’adolescenza all’età matura difficilmente porta adesso alle finezze e alle complessità  che invece si riscontrano nel grande rosso piemontese.

Perché? I motivi possono essere diversi ma tra i primi metterei la giovinezza della denominazione. Giovinezza sia di vigneti (quasi tutti ripiantati e quindi con età medie tra i 5 e i 10-12 anni) sia di esperienza di cantina, dove l’affidarsi ad enologi anche bravi porta a scelte “generalizzate”,  magari tecnicamente ineccepibili ma dove le diversità tra aziende e territori stentano ad uscire.

Inoltre la mancanza di esperienza si paga soprattutto in cantina nell’utilizzo del legno che, se non è più caricaturale come nel recente passato, tende comunque più ad imbalsamare il vino che a permettergli di esprimersi come potrebbe.  E qui si arriva alle “due velocità” accennate sopra: assaggiando Taurasi di età variabile tra i 5 e i 10 anni in diversi casi la presenza del legno, una volta digerita, lascia spazio non a finezze e terziarizzazioni ma a “silenzi olfattivi” o a sentori forse troppo maturi. In bocca invece la tannicità, affiancata all’acidità,  è spesso indomita per moltissimi  anni e stenta a fondersi  (in questo “aiutata” spesso dai tannini del legno)in sensazioni complesse ed eleganti.

Insomma: allo stato attuale delle cose il Taurasi è in diversi casi, ma per fortuna con le dovute eccezioni, un vino che dall’estrema, prolungatae acerba giovinezza rischia di passare ad una maturità  a due velocità,  più accentuata al naso che in bocca, saltando a piè pari quelli che Renato Zero potrebbe definire “I migliori anni della nostra vita”.

Ripeto, sono sensazioni e spero di sbagliarmi ma oramai il dazio giovanile che porta a privilegiare la “potenza a tutti i costi” ed un uso  “a prescindere” e non modulare del legno l’ho trovato e visto anche superare  in tante zone italiane: in questo Taurasi non sta facendo eccezione e la speranza è che a breve l’Aglianico possa qui esprimersi con la complessità che merita.

Complessità che ho invece trovato in quasi tutti i 2008 riassaggiati e  facenti parte del cosiddetto “Versante Sud, Alta valle”. Pochi vini nel computo generale ma che sembrano avere una marcia in più rispetto a quelli degli altri areali presentati ufficialmente lo scorso anno.

In definitiva: le cose si tanno muovendo nel Taurasi e manifestazioni come queste credo servano molto anche ai produttori, per un sincero scambio di pareri con noi della stampa.

Carlo Macchi

Sono entrato nel campo (appena seminato) dell’enogastronomia nell’anno di grazia 1987. Ho collaborato con le più importanti guide e riviste italiane del settore e, visto che non c’è limite al peggio, anche con qualcuna estera. Faccio parte di quel gruppo di italiani che non si sente realizzato se non ha scritto qualche libro o non ha creato una nuova guida sui vini. Purtroppo sono andato oltre, essendo stato tra i creatori di una trasmissione televisiva sul vino e sul cibo divenuta sicuramente la causa del fallimento di una nota rete nazionale. Riconosco di capire molto poco di vino, per questo ho partecipato a corsi e master ai quattro angoli del mondo tra cui quello per Master of Wine, naturalmente senza riuscire a superarlo. Winesurf è, da più di dieci anni, l’ultima spiaggia: dopo c’è solo Master Chef.


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