In questi giorni è tornata a galla l’annosa discussione sui ristoranti italiani che non propongono o non fanno il doggy bag e di conseguenza sugli italiani che non lo chiedono, non approfittano di questo diritto.
Provo a spiegare, da boomer (con almeno 7 o 8 “o”), il perché questa cosa la lascerò sempre fare agli altri.
In primo luogo per il nome, che inficia e rende quasi offensiva la cosa (inoltre non è giusto dare ai cani quello che mangiamo noi, se vogliamo farli stare bene) perché sottintende la vergogna di chiedere per sé quello rimasto in tavola.
La seconda motivazione è che sono nato nell’epoca delle nonne e delle mamme che ripetevano fino alla noia “Mangia che devi crescere” e se lasciavi qualcosa nel piatto era quasi un’offesa personale. Quindi a ristorante cerco di onorare sempre la mia ordinazione, magari ordinando un solo piatto se penso di non farcela a mangiarne due.
La terza è che per me andare a ristorante è un piacere, quasi una festa e quindi ad una festa non si portano a casa gli avanzi. Inoltre se non riesco a mangiare tutto quello che c’è in tavola i casi sono due: o era cattivo o non avevo fame. Nel primo caso è ovvio che non me lo porto a casa, nel secondo vuol dire che quel piatto non ha stimolato il mio appetito e quindi perché me lo devo riproporre, freddo o riscaldato, a casa?
Un’ altra motivazione viene da lontano ma forse è quella che colpisce più nel segno: sono nato nell’epoca dei pranzi a ristoranti o in trattoria a base tre, cioè antipasti, 3 primi, 3 secondi, contorni, frutta dolce, caffè . Era un modo di fare ristorazione per un paese che aveva fame o aveva paura di non avere abbastanza da mangiare. Oggi si va a ristorante come si va teatro, aspettandosi un bello spettacolo e quindi che bisogno c’è di portarsi via un po’ dello spettacolo per mangiarlo riscaldato?
Dite che così stimolo lo spreco alimentare? Allora rispondo che forse lo spreco è ordinare tre piatti quando di solito ne mangi uno, lo spreco è non fare i conti con il proprio appetito, lo spreco è gettare obbligatoriamente le migliaia di porzioni che i bambini, magari abituati male con merendine o patatine et similia, non mangiano alla mensa scolastica, lo spreco è gettare al macero un numero infinito di porzioni negli ospedali o nelle case di riposo, non certo gli avanzi di un ristorante.
Detto questo reputo ogni persona che va a ristorante liberissima di portarsi a casa tutti gli avanzi del mondo e sono convinto che i ristoratori debbano attrezzarsi per permetterlo senza problemi, ma io non riuscirò mai a farlo. Dite che sono vecchio? Lo dico anch’io!