Stampa estera a portata di clic: Wine Spectator, vol. 43, 20184 min read

Chardonnay, Bordeaux e  vini australiani sono i temi principali di questo numero di luglio. Il titolo grande di copertina è dedicato a Mark Aubert, maestro dello Chardonnay californiano. Allegato al servizio in oggetto è il report annuale sullo Chardonnay.

Bordeaux è presente nei titoli di copertina con l’anteprima 2017 e con i top wines di 2001,2003 e 2005. Infine , la generosità australiana: Shiraz e  oltre. Si comincia con l’intervista  di Kim Markus a Mark Aubert e le sue ambizioni. Appassionato di bianchi borgognoni (un Montrachet di Comte Lafon il suo riferimento), ha impiegato venti anni per realizzare il  suo sogno di creare degli chardonnay californiani in grado di competere con quelli della Borgogna.

Tre le sue aziende: Lauren, CIX e Sugar Shack, ma suoi Chardonnay provengono anche da altre sei wineries di Napa e Sonoma. Di seguito James Laube presenta il suo report sullo chardonnay californiano, la varietà a bacca bianca di gran lunga prevalente in California.  Quella del 2016 è stata un’annata solida, ma con molta variabilità. Le riuscite migliori sono state a Sonoma e Santa Barbara. Tra 89 e 90 punti su cento la valutazione del millesimo nelle diverse zone della regione, come nel 2015, su valori leggermente inferiori di 2014 e 2013.

Top wines appunto tre Chardonnay di Aubert (96 punti a un Carneros di Larry Hide & Sons del 2016 il punteggio più alto). Per quanto riguarda Bordeaux, nel primo dei due articoli dedicati ai suoi vini, James Molesworth parla , a proposito della difficile annata 2017, di “chilling effect”: rese più basse, ma vini rossi e soprattutto bianchi eleganti. Nelle valutazioni di WS , la 2017 è stata un’annata leggermente più brillante sulla riva destra e nel Sauternais (circa un punto di differenza),  sicuramente inferiore alle due grandi annate che l’hanno preceduta (2015 e 2016), ma, almeno per le sue riuscite maggiori,  all’incirca sugli stessi livelli del 2014 .

Tra i rossi preferiti da  Molesworth: sulla left bank, ben quattro Saint-Julien (i tre Léoville e Ducru-Beaucaillou) preecedono Lynch-Bages (primo dei Pauillac) e Palmer (primo dei Margaux); sulla right bank, netto predominio dei Saint-Émilion ,otto tra i primi diecivini,  con Angélus alla testa,mentre bisogna arrivare alla sesta posizione, con Lafleur-Pétrus, per trovare il primo Pomerol. Bianchi secchi: al vertice Smith Haut-Lafitte e Pape Clément, ma sorprende, al terzo posto, un insolito bianco secco di Sauternes, il  Lune d’Argent di Clos des Lunes.Tra i moelleux, top score per Château des Fargues, ma brilla Barsac, con ben tre vini tra i primi cinque, nonostante l’assenza di Climens. Nell’articolo seguente, la retrospettiva delle annate 2001, 2003 e 2005 nel bordolese:  si conferma il grande valore dell’annata 2005, con ben dodici vini a 95/100 o più, ma buoni risultati , a ormai 15 anni e più dalla vendemmia, vengono anche dai Bordeaux delle due annate più vecchie. Margaux, Cheval Blanc e Léoville Las-Cases le costanti .

Tocca a Mary Ann Worobiec parlare del “Continental drift” del vino australiano, dell’evoluzione degli stili e dei suoi aromi. L’ultima annata, quella del 2017, è stata molto buona sia a Barossa e Mc Laren Vale che a Victoria, all’incirca sugli stessi valori delle tre precedenti.Tra i vini raccomandati dalla Worobiec, al vertice, con il Grange 2013, è il Laird Barossa Valley 2012 di Torbreck, con 5 vini (prevalentemente Shiraz) a 95/100 o più.L’ultimo articolo (non annunciato in copertina) riguarda la gastronomia, ed è dedicato ai piatti di Giada De Laurentiis (due ristoranti a La Vegas e uno a Baltimora), di cui viene proposto un menu  da lei suggerito.

Quindi, la “Buying Guide”, nella cui vetrina spiccano i vini italiani: due Barbaresco riserva (Montestefano e Rabajà  2013 della Cantina Produttori) e il Sagrantino Colle alle Macchie 2013 di Tabarrini tra i vini “Highly Recommended”,e due Bolgheri superiore (Sassicaia e Ornellaia 2015) fra i “Collectibles”,  ma la Toscana è presente con tre vini (un Bolgheri, un Chianti classico riserva e un Rosso di Montalcino), a cui si aggiunge un bianco dell’Alto Adige, anche tra gli “Smart Buys”. Il numero di luglio è completato, come sempre, dalle consuete rubriche di GrapeVine (le notizie, l’ambiente, gli eventi, i viaggi, formaggi, caffè, liquori, design) a seguire l’editoriale di Shanken e Matthews, dedicato all’”oro della California” (naturalmente lo Chardonnay). Il Wine Focus del mese è dedicato ai vini tedeschi (Riesling, Riesling e ancora Riesling), poi le pagine dei columnists: Laube e Kramer (sognatori della Rioja). Si finisce con il “perfect match”: salmone e chardonnay messicano.

 

Guglielmo Bellelli

Nella mia prima vita (fino a pochi anni fa) sono stato professore universitario di Psicologia. Va da sé: il vino mi è sempre piaciuto, e i viaggi fatti per motivi di studio e lavoro mi hanno messo in contatto anche con mondi enologici diversi. Ora, nella mia seconda vita (mi augurerei altrettanto lunga) scrivo di vino per condividere le mie esperienze con chi ha la mia stessa passione. Confesso che il piacere sensoriale (pur grande) che provo bevendo una grande bottiglia è enormemente amplificato dalla conoscenza della storia (magari anche una leggenda) che ne spiega le origini.


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