Spatium Pinot Blanc, ovvero dell’inafferrabile eleganza del Pinot Bianco5 min read

Si è appena conclusa ad Appiano La seconda edizione di Spatium Pinot Blanc; un simposio biennale che ha l’ambizione di diventare punto di riferimento mondiale per questo vitigno dalle sorti altalenanti.

 

Forse non sarà mondiale, ma certamente è l’unico evento che almeno in Europa accende i riflettori su questo nobile vitigno ancora poco compreso nel suo vero potenziale.

 

Una due giorni di relazioni, incontri, tavole rotonde e assaggi, molti assaggi, da un centinaio di cantine provenienti dai 3 paesi che al momento sono detentori delle sorti di questo vitigno: Italia, Germania e Austria.

Gli unici tre paesi che stanno credendo e dando fiducia al Pinot Bianco e la cui produzione di qualità è in netto aumento (in Austria e Alto Adige anche la superfice vitata è in netto aumento, mentre in Germania sta calando ma il fenomeno riguarda le vigne meno vocate).

 

E la Francia? Il vitigno si è diffuso prima in Borgogna, ma poi è stato sfrattato dallo Chardonnay, ed al momento il vignaiolo francese non ha intenzioni di abbandonare l’autostrada sicura e comoda dei suoi vitigni classici.

 

E proprio quest’ultimo vitigno che crea i problemi maggiori al Pinot Bianco in quanto troppo spesso i profili organolettici dei due sembrano quasi sovrapporsi, creando al secondo una grossa crisi di identità da cui dovrà uscirne, pena la sua scomparsa dalla scena viticola mondiale.

 

Gli argomenti affrontati sono stati a 360°: dagli aspetti produttivi e agronomici più dettagliati alle sfide commerciali che si dovranno affrontare per rendere giustizia al suo potenziale qualitativo

 

Tra i vari interventi tecnici si è anche parlato di come la tecnologia possa aiutare in questo processo di amplificazione dei tratti somatici fondamentali: per esempio può la permanenza sui lieviti aiutare ad amplificare i precursori aromatici? E la macerazione? E per quanto tempo deve durare la permanenza? Si deve arrivare ad usare sostanze enzimatiche o lieviti selezionati che possano aiutare questo processo? Quale sistema di pressatura può migliorare il prodotto finale? E la malolattica, farla o non farla, e quando farla?

 

Sono state fatte una serie di sperimentazioni che hanno dimostrato che il concetto chiave di qualità, al di la di tutti i vari mezzi tecnologici e chimici disponibili rimane sempre (evviva!), l’andamento dell’annata e la collocazione  della vigna, il famoso “terroir” appunto.

 

E poi gli assaggi, nelle sale della Cantina di San Michele Appiano: centinaia di vini dalle zone più vocate d’Europa che vale la pena ricordare: il Baden per la Germania (regione ospite dell’evento), la Stiria per l’Austria e l’Alto Adige.

 

Una bella Master Class ha tentato di capire quali tratti fondamentali siano ricorrenti nelle zone migliori e se è possibile una loro riconoscibilità.

Personalmente ne ho tratto più dubbi che certezze: i tratti fondamentali sono ben presenti in alcune aree ma una volta applicati ad un bicchiere la delusione è subito dietro l’angolo.

Ma ci sarà un perché se la furbizia e scaltrezza vinicola francese ha tolto il Pinot Bianco tra i vitigni su cui puntare: questa sua natura “sfuggente”, poco identificabile, difficilmente collocabile a livello commerciale ne fa un vitigno poco adatto con cui mirare al bersaglio grosso del mercato dei “consumatori abituali” di vino.

 

Ma queste sue caratteristiche negative per un certo tipo di approccio sono anche un grande punto potenziale di forza per un pubblico più attento, curioso ed appassionato.

In effetti la prima cosa che mi viene in mente di questo vino è la sua spesso inarrivabile eleganza, che mantiene sia nelle sue forme più semplici che in quelle  complesse. Possiede un ottimo potenziale di invecchiamento che probabilmente non è ancora del tutto esplorato, mantiene sempre la sua personalità, e dignità, anche se si concede a varie interpretazioni stilistiche (legno, acciaio, cemento, sui lieviti, macerazione, etc etc).

Quello che ancora manca è un suo tratto caratteristico fondamentale che faccia da minimo comun denominatore per tutte le sue versioni e in tutte le sue provenienze.

 

Trovo da questo punto di vista delle analogie con la Grenache che cambia forma come un camaleonte nel luogo in cui viene piantato, dando origine a vini anche profondamente diversi.

 

Purtroppo avevo perso la prima edizione di due anni fa, ma sono contento di aver potuto rimediare. Un evento che certamente potrà crescere ancora nella sezione seminari, magari  dando più spazio e tempo anche al pubblico partecipante (tra cui tantissimi attenti produttori altoatesini) per poter intervenire e “digerire” meglio il fluire delle relazioni, tutte molto interessanti ma anche dense di spunti su cui soffermarsi un po’ di più. Come anche più tempo  sarebbe servito per assaggiare i 148 Pinot Bianco presenti.

 

Buona anche la possibilità di assaggio offerta al pubblico degli appassionati il giorno successivo, ma anche in questo caso le porte dovrebbero restare aperte per tutto il giorno.

Dunque complimenti per il grande sforzo organizzativo, con preghiera di aumentare il tempo a disposizione per la prossima edizione.

 

Qualche mese fa, a Summa, un’altra bella manifestazione in terra altoatesina, ebbi modo di assaggiare per la prima volta molti pinot bianchi austriaci e tedeschi, e rimasi particolarmente colpito per la loro bellezza. Poco tempo dopo al London Wine Fair stessa storia, molti pinot bianco e stesse sensazioni. Dopo quelle esperienze andavo sussurrando che questo potrebbe essere uno dei vitigni del prossimo futuro: con Spatium Pinot Blanc quelle sensazioni non possono che essere amplificate.

 

 

Gianpaolo Giacomelli

È nato a Lerici, vive a Castelnuovo Magra ed è quindi uomo di confine tra Toscana e Liguria. Al momento della “scelta” ha deciso di seguire la passione per le cose buone invece del comodo lavoro dietro una scrivania. Così la “scelta” lo ha portato a Londra a frequentare i corsi per Master of Wine, finendo tempo e soldi prima di arrivare agli esami. A suo tempo ha aperto un winebar, poi un’enoteca e alla fine ha un’associazione culturale, un wineclub, dove, nella figura di wine educator, propone serate di degustazione e corsi. Fa scorribande enoiche assaggiando tutto quello che può, sempre alla ricerca di nuovi vini. Ha collaborato con varie testate del settore, contribuito alla nascita delle guide vini Espresso e Vini Buoni d’Italia prima di dedicarsi anima e corpo a Winesurf.


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0 responses to “Spatium Pinot Blanc, ovvero dell’inafferrabile eleganza del Pinot Bianco5 min read

  1. Bravo Giampaolo, bell’articolo. Anche io penso che il Pinot bianco sia una delle varietà  più neglette , capace di regalare molta qualità  e grandissime possibilità  gastronomiche.

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